«Mi piace il festival sovranista di Baglioni che non vuole ospiti stranieri»: a 48 ore dal via, la Meloni promuove Sanremo
E alla fine, archiviate le polemiche con Salvini con una telefonata pacificatrice tra il direttore artistico del Festival di Sanremo Claudio Baglioni e il ministro stesso (nonostante Dagospia, rilanciato da Striscia la Notizia, continui comunque a buttare benzina sul fuoco delle recriminazioni). Dopo l’onda polemica cavalcata ad arte dalla sinistra radicale e radical chic, che ha eletto prontamente proprio aedo, pur se in “zona Cesarini”, il cantautore romano che per decenni ha snobbato solo per quel suo intervento a gamba tesa sulla vexata quaestio “migranti”, e in attesa di lasciare la parola al palco dove è previsto si canterà l’Italia social e globalizzata, anche la politica istituzionale si mette in pausa e attende il fischio di avvio dell’Ariston.
Festival di Sanremo, Meloni: «Mi piace il festival sovranista di Baglioni che non vuole ospiti stranieri»
E tutto sommato, deposta l’ascia di guerra, c’è grande attesa: tra le prime pronte a voler archiviare sospetti e retro-pensieri e ad applaudire quel che la kermesse potrà riservare, allora, c’è proprio Giorgia Meloni che, poco fa, incontrata dall’Adnkronos a Catania, dove ha partecipato alla tradizionale festa di Sant’Agata, ha dichiarato: «Mi piace il festival sovranista di Baglioni che non vuole ospiti stranieri». Un campanilismo cantautoriale che piace alla leader di Fratelli d’Italia che, mentre come lei stessa posta sulla propria pagina Facebook, prova a fare il torrone durante le celebrazioni di piazza per la santa siciliana, dichiara di apprezzare soprattutto il fatto che nel carnet dell’agone canoro sanremese ci siano «solo super-ospiti italiani». «Al festival della canzone italiana è giusto che vada il meglio della musica italiana», ha ribadito la Meloni all’agenzia di stampa: come a dire che l’italianità – un valore sempreverde a riscoprire e rivalutare anche in musica – è, e deve essere, anche in questo Festival del bis di Baglioni, l’ingrediente indispensabile a condire con successo la ricetta festivaliera, troppo spesso nel recente passato speziata e contaminata da un gusto esterofilo che non ha reso giustizia alla nostra scuola di autori e interpreti.