Marcello Veneziani: “Fu il più lucido protagonista della destra degli Anni ’90”
«Pinuccio Tatarella non ha lasciato eredi politici. È stato l’ultimo politico di destra che abbia avuto una visione strategica; dopo di lui il buio o poco più (…) Il tratto peculiare di Tatarella fu il realismo politico, che per taluni era cinismo pragmatico, ma era un misto di duttilità, spregiudicatezza e lucidità nel perseguire gli obiettivi. Forte fu l’influenza che esercitava non solo nel suo partito, ma nella coalizione e anche nel confronto con gli avversari e con le istituzioni. La sua capacità di mediazione gli valse non a caso la fama di “ministro dell’Armonia”, come egli stesso del resto amava definirsi.
Tatarella concepiva la politica secondo la prospettiva di efficacia più che secondo la testimonianza di valori e di idee. Benché provenisse da un partito fondato sulla testimonianza ideale, sulla militanza e sulla retorica, con venature di sentimento e di risentimento, come era il Movimento Sociale, Tatarella non coltivava nostalgie romantiche ed estetismi dannunziani. Era stato estraneo ai conflitti tra gentiliani ed evoliani, tra cattolici tradizionalisti e neopagani, repubblicani e neoborbonici che attraversavano la destra. Credeva alla denuncia giornalistica, al dossier, all’azione pratica quotidiana, ai risultati elettorali e al potere re-ale d’influenza sulle decisioni. Fu anticomunista, nazionale e popolare, lontano dall’anima socialrivoluzionaria che serpeggiava nel vecchio MSI.
Sarebbe tuttavia un errore pensare che questa sua visione anti-idealistica della politica lo rendesse immune dalle passioni civili. Al contrario, Tatarella era passionale anche nell’oratoria e non disprezzava le idee, semmai il loro irrigidimento integralista e la loro riduzione ideologica.
Meridionale fin dentro il midollo, Tatarella aveva un forte e arcaico senso dell’appartenenza, dei legami personali e tribali, territoriali, famigliari e caratteriali. Possessivo nelle amicizie e avvolgente, sanguigno e tattile, a volte allusivo, con cadute nel mutismo. Il Peron di Cerignola, diviso tra l’eredità di Araldo di Crollalanza e il temperamento del suo compaesano Peppino Di Vittorio. In lui il lato umano eccedeva su quello partitico, il calore dei rapporti diretti dominava sulla freddezza dei ragionamenti. Lontano dalla sua visione della politica e dai suoi metodi, ebbi con lui non poche divergenze e dissapori, anche prima che morisse, ma salda restava la nostra amicizia di sangue e terra. Fu davvero un Grande Mediatore, a patto di considerare che era incline al compromesso nelle cose penultime e all’intransigenza nelle cose ultime (…)
Tatarella era il più pragmatico dei missini, ma anche il più sensibile alla cultura tra gli aennini; della cultura aveva soggezione, anche in casa, con sua moglie Angiola. Raccoglieva e archiviava, dopo averli strappati, quasi sbranati dai giornali, inserti cultu-rali ed elzeviri. Si era iscritto ad AN vent’anni prima che AN nascesse, in pieno MSI neofascista. Ma non s’imbarcò nella scissione di Democrazia Nazionale, pur condividendo i presupposti, perché aveva il senso della realtà, dei tempi e del consenso (…)
Tatarella, scrissi in altra occasione, è stato il più lucido politico della destra italiana negli anni novanta e il più dotato di comunicativa; lui che non era un personaggio televisivo, da salotto o da vetrina, era nei rapporti personali il più carico di vitalità e di umanità. Non comunicatore, ma comunicativo; il contrario di Fini. Lui non bucava il video ma i sentimenti. Lui capiva, l’altro diceva».
* Giornalista e scrittore
Testo tratto dal libro “Pinuccio Tatarella – passione e intelligenza al servizio dell’Italia”, edito da “Giubilei Regnani”. Link per l’acquisto del libro: http://www.giubileiregnani.com/libri/pinuccio-tatarella/