Lugo, discoteca sotto accusa: “Non fa entrare gli stranieri”. La replica: “Dite la verità…”

26 Feb 2019 16:30 - di Massimo Baiocchi

Due versioni diverse. Da una parte un gruppo di cinque amici – tra i 18 e i 22 anni – che lanciano un’accusa di razzismo. Dall’altra il gestore di un locale molto frequentato, un ventinovenne del posto: “Ma quale razzismo…”. La vicenda è accaduta a Lugo di Romagna, in provincia di Ravenna. Sotto accusa una discoteca, il Baccarà. «Non hanno fatto entrare il mio amico perché straniero», ha detto un ragazzo. Ma dal locale hanno precisato: «Non è vero, la selezione all’ingresso è rivolta a preservare la sicurezza della clientela».

Cosa è avvenuto all’ingresso della discoteca

Come si legge in un lungo servizio del Resto del Carlino, la situazione si è surriscaldata in piena serata: «Io, il mio amico Sergio, la mia ragazza, un’altra ragazza e un ragazzo – ha raccontato Alexandru, studente 19enne di origini rumene ma ravennate d’adozione – abbiamo deciso di andare in discoteca a Lugo. Avevamo le prevendite con due drink e quindi non abbiamo bevuto prima; tra l’altro Sergio guidava e quindi niente alcol. Ma intorno a mezzanotte, dopo aver fatto la fila, il buttafuori all’ingresso ha chiesto la provenienza a Sergio, che è ucraino. Lui gli ha risposto e il ragazzo della sicurezza del locale gli ha detto “No, tu vai fuori”. Allora il mio amico gli ha chiesto “Ma tu non mi fai entrare solo perché sono ucraino?” e lui ha affermato “La festa è per gli italiani”». Subito dopo è arrivata la replica di uno dei gestori del Baccarà, nella pagina Facebook del locale: «La selezione applicata all’ingresso del locale è unicamente rivolta a preservare la sicurezza della nostra clientela. I ragazzi che sono su di giri – ha precisato – quelli che arrivano carichi in corpo di alcol, coloro che hanno causato risse o danni in passato e tutti gli esagitati vengono lasciati fuori dal locale».. Fidatevi – ha aggiunto – «che se qualcuno non viene fatto entrare un motivo c’è sempre. E smettiamo di usare la scusa del “razzismo”, qui da noi sono presenti ragazzi di tutte le provenienze».

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