L’Italia respinge al mittente gli attacchi del Fmi: tifava per Lula, ha rovinato intere nazioni…
Il governo italiano ha risposto in maniera compatta alle valutazioni negative del Fondo Monetario Internazionale sull’Italia. Più compassati e diplomatici il premier Conte e il ministro dell’Economia Tria, più “pop” i due vicepremier Salvini e Di Maio, che non hanno esitato a respingere al mittente le accuse del Fmi. E non hanno torto: il Fondo è figlio degli accordi di Bretton Woods del 1944 in cui la finanza mondiale, capitanata dagli Usa, decise di creare tre diversi organismi tutti tesi all’otrdine mondiale: il Fmi, la Banca Mondiale e il Gatt (General agreement on trade and tariffs), sostituito oggi dal Wto. Una vera “Trimurti” pro-capitalismo, egemonizzato fagli Stati Uniti che ha reso i Paesi ricchi sempre più ricchi e quelli poveri sempre più poveri. Si pensi solamente che il Fondo Monetario – al cui vertice non c’è stato mai nessun italiano – già nel 2003 tifava insieme con la Banca mondiale per il presidente-operaio del Brasile Lula da Silva e che la povera Argentina per aver seguito le sue disposizioni nel 2001 andò incontro alla peggiore crisi conomica della sua storia. L’Fmi ormai è un’istituzione politica, che di concerto con questa Unione eruopea si scaglia contro tutti quei Paesi che si discostano da quell’ordine mondiale che è stato imposto dal 1945 in poi. Ma nel frattempo il mondo è andato avanti.
L’Italia respinge al mittente le critiche del Fmi
Tornando all’Italia, oggi il premier Giuseppe Conte ha difeso le scelte del governo: “Noi confermiamo le nostre valutazioni di crescita”, ha detto a proposito delle valutazioni negative sulla crescita da parte del Fondo Monetario Internazionale durante la conferenza stampa a Beiurt dopo l’incontro con il premier libanese Hariri. “Noi rispondiamo a quella che è una contrazione, che non coinvolge solo noi, con un robusto piano di investimenti. Abbiamo misure concrete in attuazione che incideranno sull’economia reale e abbiamo un piano di investimenti robusto che ci consentirà di recuperare questa fase di rallentamento”. Gli fa eco il ministro Giovanni Tria: “L’Italia vede un rallentamento assieme all’Europa, ma in passato non ha prodotto crisi globali o europee”. Lo ha sottolineato il ministro dell’Economia, incontrando la stampa italiana a margine del Wef di Davos, lamentando la volontà di “drammatizzare in modo eccessivo, come ha fatto il Fondo Monetario, le conseguenze di questo rallentamento”. “Apprezziamo l’equilibrio delle valutazioni” del Fondo monetario internazionale “sulla crescita economica del Paese. Non condividiamo invece altri giudizi”: “il nostro debito è pienamente sostenibile e si finanzia comodamente sui mercati” e “non c’è motivo per creare allarmismi”, ha ribadito Tria. Il rapporto del Fmi, in particolare, sottolinea Tria, “sottovaluta la necessità di sostenere la crescita in Italia e in Europa e il ruolo delle politiche adottate dal Governo a questo fine”. Il debito, aggiunge, “è un onere pesante per l’Italia, che però lo sostiene e lo ha sostenuto negli ultimi trent’anni, tra l’altro con un avanzo primario ininterrotto negli ultimi due decenni”. Detto questo, sottolinea il ministro, “costituisce certamente un freno per la crescita italiana distogliendo risorse per usi più produttivi come per esempio gli investimenti. Ed è per questo motivo che il governo è impegnato a ridurlo. Non c’è motivo per creare allarmismi. Son sicuro che, come è evidente dal summing up della discussione al consiglio di amministrazione del Fondo, che ne esprime la posizione ufficiale, ci sia apprezzamento per gli sforzi governativi e nessuna intenzione di destabilizzare i mercati”.
I vicepremier: il Fmi? Affamatore di popoli…
Di diverso tono e tenore le risposte dei due vicepremier: “Le critiche del Fmi? Hanno affamato i popoli per decenni, ora ripristiniamo un po’ di giustizia sociale. Non hanno la credibilità per criticare il reddito di cittadinanza”, ha detto infatti all’Adnkronos il vicepremier e ministro Luigi Di Maio, rispondendo a muso duro alla bacchettata del Fmi, che ha sferzato l’Italia nel suo consueto report sul Paese criticando anche l’introduzione del reddito di cittadinanza fortemente voluto dal M5S. “Abbiamo già smentito tante voci in soli 7 mesi e nel corso del 2019 smentiremo anche l’Fmi. Chi ha affamato popoli per decenni, appoggiando politiche di austerità che non hanno ridotto il debito, ma hanno solo accentuato divari, non ha la credibilità per criticare una misura come il Reddito di cittadinanza, un progetto economico espansivo di equità sociale e un incentivo al lavoro”. E Matteo Salvini: «Italia minaccia e rischio per l’economia globale? Piuttosto è il Fmi che è una minaccia per l’economia mondiale, una storia di ricette economiche coronata da previsioni errate, pochi successi e molti disastri». Il ministro dell’Interno ne ha anche per la Ue, che da mesi attacca il governo italiano: “La Commisione Europea non ha mai beccato una volta le previsioni”, ha il vicepremier nella giornata delle nuove stime di crescita del pil nell’Ue da parte della Commissione europea, in arrivo ma date in cale sull’Italia: “Secondo me succederà esattamente il contrario, se si rimettono nelle tasche degli italiani venti miliardi l’economia va avanti o va indietro?”.