«Libertà per Battisti»: su un muro a Padova l’ultima provocazione dei kompagni irriducibili
Non ci vogliono stare: proprio no. E così, dopo qualche giorno di tregua, gli irriducibili kompagni tornano a invocare la liberazione dell’ex terrorista dei Pac, e in nome di una giustizia “fai da te”, un tanto al chilo, su un muro di Padova rivendicano «libertà per Battisti e per tutti i compagni in galera». E così recita la scritta vergata con vernice rigorosamente rossa, apparsa su un muro in via Falloppio, di fronte all’Istituto di Anatomia dell’Università, non lontano dall’ospedale cittadino. In calce alla irricevibile “richiesta” poi, un po’ più in basso, sempre sul muro, anche un simbolo di falce e martello con stella a cinque punte, senza sigle. E il riferimento “iconografico” è a Cesare Battisti, l’ex terrorista dei Proletari armati per il comunismo, da poco rientrato in Italia per scontare l’ergastolo dopo una latitanza dorata in Sud America. E loro non ci vogliono stare. Proprio no…
«Libertà per Cesare Battisti»: la scritta su un muro di Padova…
E non ci vogliono stare in nome di una condivisone mai rinnegata: quella che ha animato le relazioni pericolose tra compagni di una lotta che non ha motivo di esistere. Commilitoni di una battaglia che sul campo ha lasciato morti e feriti. Fratelli di sangue che hanno sparso lutto e dolore senza pietà e che ancora oggi, in nome di una “fratellanza” rivendicata nel segno della “lotta armata”, non riescono ad accettare – o ostentano di non volerlo accettare – che un assassino sconti in carcere la sua pena (anziché gozzovigliare in giro per le movide di mezzo di mondo). Sono i compagni che non ammettono di aver sbagliato, quegli irriducibili affiliati di una sinistra “rossa” che, con Cesare Battisti ormai in cella ad Oristano, dove sconterà il suo ergastolo per saldare il conto con la giustizia italiana, continuano a difendere a spada tratta (e armatura logora) l’ex terrorista dei Pac.
Voci isolate nel coro della sinistra “rossa”: i soliti irriducibili kompagni
Voci isolate che si rifanno al coro intonato dal primo istante dell’arresto dai vari Francesco Caruso (ex deputato di Rifondazione Comunista) e Oreste Scalzone co-fondatore di Potere Operaio, che con l’ex leader terrorista dei Pac ha condiviso l’esperienza della latitanza a Parigi sotto la protezione della cosiddetta “dottrina-Mitterrand”, passando per il direttore de Il Dubbio, Piero Sansonetti, innocentista dell’ultim’ora e fino ai vari firmatari dell’appello per la liberazione di Battisti, lanciato nel 2004 e che tra i vari sostenitori dell’amnistia registra l’immancabile Vauro tutti irriducibili rossi che rifiutano anche la sola idea di Battisti all’ergastolo.