Pyongyang all’Italia: la figlia di Jo Song Gil odiava i genitori, è sotto cura qui da noi
Continua ad arricchirsi di colpi di scena il giallo della scomparsa di Jo Yu Jong, la figlia dell’ex-ambasciatore ad interim a Roma, Jo Song Gil, che sarebbe stata rimpatriata forzatamente, il 14 novembre scorso, da Roma, dove si trovava, qualche giorno dopo che il padre e la madre avevano disertato scomparendo nel nulla.
E’ il successore di Jo Song Gil alla guida dell’ambasciata nordcoreana a Roma, il primo consigliere dell’ambasciata della Corea del Nord, Kim Chon, a dover sostenere la nuova, imbarazzante versione sulla scomparsa di Jo Yu Jong con una lettera ufficiale inviata al presidente della Unione Interparlamentare Italia-Nord Corea, l’onorevole forzista Osvaldo Napoli.
Kim Chon contesta la tesi del rapimento della figlia di Jo Song Gil e si spinge fino al punto di sostenere una versione ufficiale che sembra prendersi gioco dell’intelligenza dei suoi interlocutori e degli stessi italiani propugnando la tesi di un allontanamento volontario e del ritorno in patria, in Nord Corea, in seguito ad un litigio di Jo Yu Jong, con i genitori che, a dire del nuovo ambasciatore Kim Chon, lei odiava.
Quindi, secondo la versione propinata dal primo consigliere dell’ambasciata della Corea del Nord, Kim Chon,il suo predecessore, Jo Song Gil, «ha lasciato l’ambasciata la sera del 10 novembre 2018, dopo un litigio familiare con la moglie Ri Kwan Sun relativo ai disturbi mentali che affliggono la figlia Jo Yu Jong. Con la moglie, la mattina dell’11 novembre si è allontanato dalla sede dell’ambasciata, in viale dell’Esperanto 26, all’Eur, dove risiedeva con la famiglia, senza più tornarci e facendo perdere le proprie tracce».
Secondo la versione ufficiale di Pyongyang veicolata dal primo consigliere dell’ambasciata della Corea del Nord, la coppia non avrebbe avuto «alcun motivo politico» per fuggire.
Nella sede dell’ambasciata, all’Eur, è rimasta la figlia Jo Yu Jong, che avrebbe manifestato risentimento nei confronti dei genitori «che l’avevano abbandonata».
La figlia di Jo Song Gil , «che da sola a casa soffriva di solitudine», ha espresso il desiderio di far ritorno in patria.
A quel punto, sostiene il primo consigliere dell’ambasciata della Corea del Nord, Kim Chon, la studentessa «è stata accompagnata da personale femminile» e non c’è stato «nessun rapimento». Anzi, secondo l’attuale rappresentate diplomatico che ha preso il posto del padre della ragazza, Jo Yu Jong era «felice di rientrare». E ora, affidata ai nonni, «viene curata».