La fake news della Raggi sulla “truffa” del nichel smascherata da Alemanno: «Ecco di chi è la colpa…»

15 Feb 2019 18:21 - di Leo Malaspina

«Pacco, doppio pacco e contropaccotto». La sindaca Virginia Raggi su Fb  ha commentato la vicenda della “truffa” del nichel, raccontata il giorno prima dal Messaggero, come una delle eredità “negative” ricevute dall’amministrazione di Gianni Alemanno. Secondo la Raggi, il filo di metallo ceduto in pegno al Comune di Roma nel 2011 da un debitore che doveva restituire 36 milioni di euro, stimato dal Campidoglio con un valore  schizzato fino a 55 milioni, secondo una perizia consegnata alla Procura di Vicenza, dopo un’inchiesta della Guardia di Finanza, varrebbe solo poche decine di migliaia di euro. «C’era qualcuno che aveva rifilato a Roma Capitale le bobine di nichel a garanzia di un credito e c’era chi le aveva accettate in pegno. Mettendo mano ai conti disastrati del Comune, ho trovato questa “follia” tra la voci in entrata in un Bilancio a dir poco drammatico. Ci sarebbe da ridere se chi ha amministrato prima non avesse messo davvero nero su bianco per anni e anni, a partire dal 2011, quei presunti “incassi”», dice il sindaco, accusando indirettamente Alemanno, che però oggi ha fornito la sua versione dei fatti.

«La sindaca Raggi sta così perfezionando il suo lavoro di scaricabarile da riuscire ad applicarlo perfino sul Nichel. È il caso della curiosa storia del rotolo di Nichel che è stato messo nel Bilancio comunale per un valore di 36 mln di euro. La responsabilità di tutto questo viene scaricata sulla nostra amministrazione, ma le cose non stanno esattamente cosi. In realtà la vicenda risale al 2004 quando con un decreto ingiuntivo una società privata è riuscita a sequestrare 36 mln dalle casse del Campidoglio per pagare un indennizzo poi dichiarato illegittimo dalla Cassazione. Nel 2011 la stessa società come pegno aggiuntivo e non sostitutivo ha consegnato al Comune il famoso rocchetto di Nichel come pegno aggiuntivo e non sostitutivo per la restituzione delle cifre ingiustamente incassate. Ripeto, un pegno aggiuntivo ma non sostituivo: il che significa che il Comune non ha mai cancellato il debito che la società privata aveva nei suoi confronti e quidi non c’è stata nessuna “fregatura” subita da Roma Capitale durante la nostra amministrazione. Ma tutti questi presunti valori non sono mai stati inseriti all’interno del bilancio comunale, fino a quando nel 2018, sotto l’amministrazione Raggi, qualcuno ha avuto la brillante idea di utilizzare il “tesoretto di Nichel” per ipotizzare il finanziamento di alcune opere pubbliche, per altro mai realizzate. Quindi se qualcuno ha rifilato una fregatura alla nostra città quelli non siamo stati noi, ma il tribunale che ha imposto nel 2004 il pagamento di una somma non dovuta. Mentre gli unici che hanno dato per certo ai presunto valore del Nichel sono gli attuali responsabili dell’amministrazione capitolina», dichiara l’ex sindaco Alemanno.

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