La bordata di Bankitalia al governo: «Troppe incertezze sui conti, rischiamo più degli altri»
Ha agitato lo spettro dello spread, ha parlato dei «fattori di rischio interno», ha puntato l’indice contro l’orientamento della politica di bilancio. Intervenendo al convegno dell’Assiom, l’associazione operatori dei mercati finanziari, il governatore di Bankitalia Ignazio Visco ha lanciato più di una bordata contro il governo e ha smentito apertamente le previsioni ottimistiche del premier Giuseppe Conte, pur non citando direttamente né lui né l’esecutivo. «Le prospettive dell’economia italiana sono oggi meno favorevoli di un anno fa», ha detto Visco, secondo il quale «sono gravate dal rischio al ribasso che hanno in parte origine estera, ma che continuano a riflettere in maniera significativa le debolezze del nostro Paese».
L’«incertezza sulla crescita» prima «debolezza» italiana
Fra le «debolezze», Visco ha indicato «in primo luogo l’incertezza sulla crescita, oltre che sull’orientamento della politica di bilancio e sulla ripresa di un percorso credibile di riduzione del peso del debito pubblico sull’economia». Sul fronte interno, per il governatore di Bankitalia, grava particolarmente l’andamento del tasso d’interessi titoli di Stato. «Sulle prospettive per l’anno in corso – ha spiegato – e sulle proiezioni per il successivo biennio, che prefigurano il ritorno della crescita attorno all’1%, gravano fattori di rischio rilevanti, di origine sia internazionale sia interna. Tra i primi – ha ribadito Visco – i principali riguardano l’andamento degli scambi con l’estero, le vulnerabilità dei Paesi emergenti e le modalità di uscita del Regno Unito dall’Unione europea. Sul fronte interno rileva ancora l’andamento dei tassi di interesse sui titoli di Stato». «Un premio elevato per il rischio sovrano aggrava lo squilibrio dei conti pubblici, pregiudica la capacità della politica di bilancio di sostenere l’economia, comprime le risorse disponibili per gli investimenti in infrastrutture», ha quindi avvertito Visco, secondo il quale «la diminuzione del valore dei titoli di Stato incide negativamente sui risparmi accumulati dalle famiglie e determina perdite in conto capitale per gli investitori istituzionali, quali assicurazioni e fondi pensione, e per le banche, ripercuotendosi sulle loro condizioni di finanziamento sui mercati; ne risente la capacità degli intermediari di fornire credito al settore privato e sostenere, per questa via, l’attività produttiva».