Il sottosegretario leghista non vuol far sapere che i poliziotti si ammazzano

18 Feb 2019 10:39 - di Il Cavaliere Nero

Si sa, l’originale è sempre meglio della fotocopia e il Viminale non fa eccezione.

Al ministero dell’Interno staziona – con l’illusione di sostituire Salvini, anche se una delega non basta – un sottosegretario particolarmente votato al Capo, ma che difficilmente potrà eguagliarlo. A differenza di Matteo, Nicola Molteni si è rapidamente “castato” nel suo ruolo e non tollera il minimo sospiro che possa offuscarne la carriera. A chi ospita nel suo studio nel palazzo nobile del ministero, confida che vive questo momento come il più bello della sua vita. Quasi ad ammettere che se tutto dovesse precipitare, la tristezza sarebbe infinita. Addio privilegi.

E così si prende il lusso della maleducazione nei confronti di chi gli pone domande: eppure quello di rispondere a chi informa per mestiere la pubblica opinione dovrebbe essere un dovere anche per sua eccellenza. Il cronista non batte i tacchi, ma questo non vuol dire subire silenzi o peggio insulti.

Accade che Molteni sia molto nervoso, persino col nostro giornale, che evidentemente gli dà fastidio. Forse non gli bastano i peana dei giornali di Cantù, vuole ossequi ovunque. Da qualche giorno stiamo battendo molto sul tasto della sicurezza, su cui abbiamo apprezzato a più riprese il lavoro di Salvini. Ma ogni tanto può capitare un dubbio, un errore, una critica, e apriti cielo.

Stamane ha fatto il diavolo a quattro, perché deve aver letto in ritardo l’articolo di sabato che dava notizia dell’Osservatorio istituito dal capo della Polizia Gabrielli per il monitoraggio dei troppi suicidi fra gli appartenenti alle forze di polizia. Per qualcuno, il nervosismo sarebbe in realtà dettato proprio da Gabrielli, che certo non è tipo da farsi dominare dalla politica. Rispettoso di chi governa, ma il capo della Polizia non ci sta a farsi soppiantare nelle proprie competenze. Passi Salvini, ma che pure Molteni debba alzare la voce, sarebbe troppo per un uomo di lunga vita nelle istituzioni.

Al cronista che gli chiede spiegazioni, Molteni rivolge l’invito a vergognarsi, come un isterico qualunque. “Io non spreco tempo a rispondere”, arriva a bofonchiare, eppure si parla dei poliziotti, dei carabinieri, degli agenti della penitenziaria, dei finanzieri che arrivano a spararsi una revolverata alla testa.

Troppo nervoso, eccellenza, al ministero degli interni ci vogliono nervi saldi. Magari, imparando a chiedere scusa a chi le domande le vuol fare non per divertimento personale, bensì per informare la pubblica opinione.

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