Francesco Verderami*: Tatarella ha anticipato l’illusione di un grande centrodestra
Temeva l’isolamento come si può temere il buio. Per anni ha combattuto questa paura e ha tenuto sempre accesa una luce così da poter vedere oltre: “Oltre la destra”, “Oltre il Polo”. In un anonimo lunedì di marzo del 1998 fece ingresso in commissione Cultura alla Camera, avvisando che da quel momento ne avrebbe fatto parte. Nessuno in An conosceva i motivi di questa sua decisione, e tutti rimasero sorpresi quando annunciò la “svolta della destra” sulla riforma della legge per i teatri, presentata dal governo Prodi: «Il mio partito ha appena tenuto la Conferenza programmatica a Verona. Siccome abbiamo abbracciato il federalismo, chiedo che vengano ascoltate tutte le istituzioni». «L’abbiamo già fatto», gli rispose il presidente di commissione. «Sì, ma prima di Verona», replicò Tatarella: «Noi oggi non ci riconosciamo più nella proposta di legge presentata dalla nostra collega Angela Napoli. Noi abbracciamo il testo di maggioranza dell’onorevole Sbarbati». Dopo un attimo di smarrimento, la Napoli corse via, inseguita da Gennaro Malgieri. Lui li vide uscire mentre spiegava che «An ha già pronti duemilacinquecento emendamenti per migliorare la riforma». L’esame della legge si bloccò. Finché un giorno Mario Landolfi ebbe modo di scoprirne i motivi. Al giovane parlamentare di An era toccato il compito di accompagnare a Napoli Tatarella, che a quei tempi era anche assessore alla Cultura di Bari. Durante il viaggio in auto a “Pinuccio” squillò il cellulare: «Ah… Ah… Ah… Hai capito sì? Bene». Clic. Tatarella si girò verso Landolfi e ordinò: «Ritirate gli emendamenti. Era Veltroni, aveva messo solo un miliardo per il Teatro Petruzzelli. Ora sono tre». «E non ce lo potevate dire?», commentò Landolfi, che a Tatarella non dava il “tu”. «Che dovevo dirti…», si sentì rispondere: «Voi siete missini, voi non sapete comandare. In politica non si chiede, si impone».
Temeva l’isolamento ma si isolava se costretto. Una volta si negò per giorni a Giorgio Napolitano che gli aveva sguinzagliato dietro tutto il Viminale. Poi si convinse a chiamare di persona la segreteria di Tatarella: «Dite all’onorevole che quanto chiedeva è stato fatto. Ora può rispondermi al telefono». Si comportava allo stesso modo con avversari, alleati e dirigenti del partito. A via della Scrofa si intuiva che qualcosa non andava quando disertava la riunione di inizio settimana con Fini.
Sul consenso aveva però una visione tutta sua. Sarà stato un caso (e non lo fu) ma nel ’94 Forza Italia non riuscì a presentare le proprie liste solo in Puglia. Sarà stato un caso (e non lo fu) ma Tatarella volle rivolgere un breve saluto a Berlusconi, che dopo le elezioni era giunto nella sua città per inaugurare da presidente del Consiglio la Fiera del Levante: «Silvio, qui siamo a Bari. Questa è la Puglia. Per me la Puglia è come per te la Fininvest. Tu hai la Fininvest e nessuno ti deve rompere il cazzo. Io ho la Puglia e nessuno mi deve rompere il cazzo».
Tatarella immaginò il superamento di Berlusconi. Ma il progetto non prevedeva scontri né rotture. E di questo progetto doveva essere parte Bossi. «Non prenderò più nemmeno un caffè con il segretario della Lega», diceva Fini. E Pinuccio faceva dichiarare l’esatto opposto a La Russa. Nel tempo i rapporti con il leader di An si complicarono. Era stato Tatarella a immaginare e guidare l’operazione nel Msi per farlo diventare segretario al congresso di Sorrento. Ma era inevitabile che Fini volesse smarcarsi. Pinuccio sentiva avvicinarsi il momento del conflitto e lo voleva sfuggire. A pochi mesi dall’ultimo viaggio, prese da parte La Russa e Gasparri: «Vorrei tornarmene in Puglia… Alle prossime elezioni non mi ripresenterò…». «Pinuccio ma che dici…». «Sentitemi bene. Io non litigherò mai con Fini». Quella frase era l’ultima lezione politica. La sua fine ha anticipato l’illusione di un grande centrodestra. Con Tatarella non sarebbe accaduto.
* Editorialista “Corriere della Sera”
Testo tratto dal libro “Pinuccio Tatarella – passione e intelligenza al servizio dell’Italia”, edito da “Giubilei Regnani”. Link per l’acquisto del libro: http://www.giubileiregnani.com/libri/pinuccio-tatarella/