Fini: «È riduttivo definirlo ministro dell’armonia. Fu uomo di grandi sintesi politiche»
«È riduttivo definire Tatarella il “ministro dell’armonia”. In realtà era il ministro della sintesi politica. La sua capacità di ricucire strappi non passava mai per compromessi al ribasso». Gianfranco Fini ricorda così l’amico Pinuccio, con il quale realizzò negli anni Novanta, come leader del Msi prima e di Alleanza nazionale poi, un passaggio storico cruciale: la nascita della destra di governo, quella trasformazione che fino a qualche anno prima poteva sembrare niente più che un miraggio. In questa intervista, Fini sfata alcuni luoghi comuni su Tatarella, a partire da quello che lo vorrebbe tendenzialmente “moderato”. «Per lui – ricorda l’ex presidente della Camera – l’eredità della destra pugliese proveniva in primo luogo da Araldo di Crollalanza»,
Da dove scaturiva la forza di Pinuccio Tatarella?
Innanzi tutto dal fatto che era un grande giornalista.. Seguiva il dibattito delle idee con grande passione e sapeva fare giornalismo di battaglia. Amava l’originalità e la novità. Detestava il conformismo e la pigrizia. E poi leggeva tantissimo, conservando tutto in modo scrupoloso. Il suo archivio era monumentale,
C’è chi continua a rappresentarlo come un “moderato” di destra.
Non era affatto un moderato. Io l’ho conosciuto nel 1974, quando entrai nella Direzione nazionale giovanile. Lui era, insieme con Massimo Anderson, a capo della struttura giovanile del Msi. Be’ , due anni dopo, quando ci fu la scissione di Democrazia nazionale, non seguì Anderson né seguì Ernesto De Marzio, figura di spicco della destra pugliese. Tatarella rimase nel Msi. È importante ricordarlo.
Veniamo al Tatarella degli anni Novanta, quello che lanciò, insieme con te, il progetto di Alleanza nazionale. Perché pensò questo nuovo soggetto politico?
Pinuccio fu tra i primi a capire che i grandi consensi arrivati alla destra nelle elezioni comunali del 1993 a Roma e a Napoli dovevano necessariamente portare a un allargamento del Msi, a una nuova proposta politica, una proposta capace di attrarre più vasti settori di elettorato e di opinione pubblica. Attenzione, Tatarella non pensava di unire semplicemente spezzoni di classe dirigente, ma si rivolgeva alla stessa base della poltiica e della società. Per fare questo, però, c’era bisogno di quelle visioni politiche più ampie a cui lui lavorava , nonché di elaborazioni “ariose”, come amava dire.
Sapeva però anche smussare gli angoli delle controversie.
Certamente , però il termine di “ministro dell’armonia” può risultare fuorviante se non si spiega contemporaneamente che la sua capacità di ricucire gli strappi non avveniva attraverso un compromesso al ribasso, ma grazie alla sintesi politica. Per lui non si trattava di “mercanteggiare”, ma di trovare una prospettiva nuova, una prospettiva capace di sciogliere i contrasti o le visioni limitate e parziali. In questo senso, penso che il capolavoro di Tatarella avvenne al tempo della Bicamerale per le riforme, quando fummo a un passo dal realizzare la Repubblica presidenziale in Italia, traguardo che purtroppo non fu raggiunto.
Come si svolse, in tale sede, l’ azione i Tatarella ?
Fu un prezioso lavoro di ricucitura, principalmente con D’Alema e con Marini, un lavoro svolto dietro le quinte, In quella occasione Pinuccio diede veramente il meglio di sé.
Una immagine sintetica di Pinuccio Tatarella?
Un uomo di grande curiosità intellettuale. La sua era una mente finissima, a tratti – lo dico in senso buono – una mente “luciferina”. Era svelto, sveglio e intelligente. E amava le persone svelte, sveglie e intelligenti.
Invece di intervistare il “coglione”, perchè non vi siete costituiti come parte civile riguardo alle sue ruberie? Siete sempre i soliti e cioè non più credibili e da mo’.