Fabrizio Bertot: “Nel mio libro spiego perché l’Ucraina potrebbe essere la Svizzera dell’Eurasia”

15 Feb 2019 13:39 - di Antonio Pannullo

È uscito recentemente per i tipi della Historica Edizioni il libro Ucraina – La guerra geopolitica tra Stati Uniti e Russia. Autori sono due esperti dell’argomento: Fabrizio Bertot, politico, imoprenditore, giornalista torinese, eurodeputato durante la crisi ucraina nonché osservatore incaricato durante il referendum dell’annessione della Crimea alla Russia e durante l’autoproclamazione delle repubbliche secessioniste del sudest ucraino. E Antonio Parisi, giornalista di lungo corso, direttore di testate giornalistiche nazionali, autore di numerosi libri-inchiesta e anche di alcuni scoop, come nel caso di Emanuela Orlandi e sulla Sindone. Gli autori sono entrambi esperti di geopolitiche e di politica internazionale. L’Ucraina, per noi italiani ma anche per molti europei, è un po’ un oggetto misterioso: prima sottovalutata in quanto facente parte dell’Unione Sovietica e poi al centro dell’attenzione internazionale solo per i disordini e la complessità delle sue dinamiche politiche. Abbiamo chiesto a uno dei due autori, Fabrizio Bertot, di illustrarci il libro e la situazione di questo grande Paese al confine tra Europa e Asia.

“Ucraina – ci dice Bertot – in slavo antico significa confine, e mai termine fu più appropriato: oggi in Ucraina ci sono popolazioni diverse, sensibilità diverse, tendenze diverse, ed è diventato il terreno di competizione tra interessi economici contrastanti, la scacchiera dove si giocano partite tra est e ovest, spesso sulla pelle non solo dell’Ucraina ma di tutta l’Europa”. Nel libro si racconta la storia antica e recente dell’Ucraina, sconosciuta nell’Europa occidentale, ma si può dire che la sua storia “europea” inizi solo dopo il 1990, con la sua indipendenza. Subito si vide che l’Ucraina era profondamente divisa tra Est e Ovest, tra Occidente e Russia, cosa che è stata confermata dalle campagne elettorali in cui si presentavano caqndidati filo-russi contrapposti a candidati filo-europei. In realtà, spiega ancora Bertot, alla fine l’Ucraina è stata attirata nell’orbita occidentale da Usa, Nato e Ue, più per pestare i piedi alla Russia di Vladimir Putin, percepito dall’Occidente come un nemico, che per fare gli interessi del popolo ucraino, che è e rimarrà sempre profondamente nazionalista e identitario. E la manovra è riuscita: l’Unione europea, obbedendo ai desiderata dell’America di Barack Obama, ha stretto un accordo di partenariato con Kiev, ventilando anche la possibilità di un prossimo ingresso nella Nato, l’Alleanza tra gli Stati occidentali ormai del tutto inutile, essendo scomparsa la minaccia orientale più significativa, ossia l’Unione Sovietica. Il contestato ma legittimo referendum della Crimea, con cui il popolo ha scelti liberamente l’annessione alla madre Russia, e le spinte secessioniste filorusse del Donbass, hanno poi definitivamente complicato la situazione: l’Occidente si è schierato contro Putin a prescindere e l’Ucraina si è trovata parte in causa in una guerra che forse non avrebbe neanche voluto iniziare.

Quando la Nuland disse: “La Ue? Si fotta…”

Dice Bertot: “La questione delle sanzioni, volute dagli Usa e applicate supinamente dalla Ue e quindi anche dall’Italia, sono la dimostrazione dell’ottusità di questa politicaa: con le controsanzioni comprensibili di Mosca, chi è veramente danneggiato economicamente – e si parla di miliardi di euro – sono le economie europee, e non tutte: principalmente quella italiana, soprattutto per quello che riguarda il comparto alimentare. Non si capisce cosa aspetti il governo italiano per chiedere la revoca delle dannose – per noi – sanzioni…”. “Ma attenzione – rivela Bertot – non è che Ue e Usa siano alleate contro la Russia, l’Europa è in netta posizione di sudditanza, economica e politica: lo prova la famosa telefonata – intercettata – del vicesegretario di Stato di Obama Victoria Nuland con l’allora ambasciatore Usa in Ucraina Geoffrey Pyatt, nel corso della quale la Nuland disse che la Ue poteva fottersi, per significare che la stima nei burocrati di Bruxelles era pari a zero”. E’ chiaro, dice ancora l’autore, che l’accordo tra ue e Ucraina è ideologico, in funzione anti-russa, corroborato poi da tutte una serie di facilitazioni economiche dalla Ue a Kiev. “Trovo poi gravissimo e anche precupante – dice Bertot – il fatto che adesso tre ministri del governo ucraino siano… stranieri. È proprio così, uno addirittura non parla l’ucraino, ma ovviamente questa anomalia non è stata propagandata nella Ue”. Nel libro poi gli autori spiegano sia la questione della Crimea sia quella del Donbass, dove è ancora in corso una sanguinosa guerra sotto traccia che però sta facendo numerose vittime senza che se ne veda la fine. Per Bertot “è verosimile quanto dicono molti osservatori, che per l’Ucraina potrebbe scoppiare il terzo conflitto mondiale, Le premsse ci sono tutte: controllo delle risorse energetiche, predominio sull’Europa e sull’Asia, l’eterno contenzioso tra Usa e Russia, insomma. Basterebbe un incidente più grave degli altri a scatenare una serie di conseguenze imprevedbili”.

Ma quale futuro vede adesso Bertot per l’Ucraina? “Secondo me – risponde – non si può che andare verso una soluzione federale, con est e ovest separati ma uniti in una repubblica, con una vasta dose di autonimia per le repubbliche del Donbass. Alla Crimea è chiaro che ci devono rinunciare, sanzioni o non sanzioni. Ma è veramente un peccato, perché negli anni a venire l’Ucraina potrebbe diventare veramente la Svizzera dell’Eurasia, se si ricompattasse. La sua posizione strategica come poche, le sue infrastrutture, le sue risorse, le sua fabbriche, potrebbero fare del Paese un fecondo centro di scambi commerciali e finanziari fruibili da tutti gli attori della regione, dalla Russia all’Europa. Una legislazione commerciale e tariffaria adeguata poi potrebbe invogliare gli investitori internazionali a puntare sull’ex granaio d’Europa per i loro affari: ne beneficerebbero tutti e non vi sarebbero più contrasti. Il problema è rappresentato dalla classe dirigente politica ucraina, ancora acerba, o forse troppo smaliziata, che per adesso non saprebbe gestire una situazione come quella da me prefigurata”.

Commenti

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  • Moreno Firmo 30 Marzo 2019

    Gli ucraini non vogliono piu’ essere depredati dai russi e l’Occidente se ne fotte della Russia , non ne abbiamo bisogno . Putin e’ un fanatico dittatore e i suoi giorni volgono al termine . Quando ci sara’ vera Democrazia e Liberta’ si potra’ tornare a collaborare , ma giu’ le mani dall’Ucraina !