Il Corriere-The Mule: il vecchio Clint non delude e ci lascia un testamento sui valori perenni (e un po’ di destra)
Earl Stone con la faccia di Clint Eastwood mangia panini molto yankee e ascolta musica country e non sa usare il cellulare. Anzi ce l’ha a morte con chi passa troppo tempo a scandagliare il mondo attraverso un display. Earl Stone con la faccia di Clint Eastwood è tenero e autorevole anche se macina centinaia di chilometri trasportando cocaina per i boss messicani del narcotraffico. La sua passione di orticoltore e fioraio è vedere sbocciare i fiori per cui ha gettato il seme: far iniziare una storia che finisce con quel rigoglìo di colori, con quel profumo unico e irripetibile, con quella combinazione cromatica che è bellezza e che fa bene allo spirito. Un’attività che lo prende così tanto da fargli dimenticare i suoi doveri familiari.
Earl Stone con la faccia di Clint Eastwood non è più solo interprete della vera storia di Leo Sharp, l’ottantenne che entrò in contatto in seguito a gravi problemi finanziari con il cartello di Sinaloa beffando per anni polizia e cani antidroga. Earl è l’America dei buoni sentimenti e dei valori perenni (giustizia, onestà, rettitudine) che Clint Eastwood aveva già celebrato in Gran Torino (2008); è l’America che mette al primo posto la famiglia (l’anziano protagonista impartisce lezioni al detective, Bradley Cooper, che lo insegue per arrestarlo: “Al primo posto ci deve stare la famiglia, e solo al secondo il lavoro) e non gli pseudovalori dell’efficientismo, della carriera, dell’usa e getta. Earl Stone è l’America non corrotta dal politicamente corretto che produce un effetto straniante sul linguaggio e impedisce una comunicazione schietta e genuina (“Mi piace aiutare voi negri…”. “Non si dice, non siamo negri, siamo persone…”). È l’America che ristabilisce il giusto rapporto tra la vita e i soldi. I soldi servono, certo, ma servono per aiutare gli amici, per pagare gli studi dei nipoti, per ristrutturare il locale dove si balla un’indispensabile polka serale. È un’America semplice e priva di odio e rancore. Forse in questo Earl Stone è persino diverso dal Trump che il repubblicano Clint Eastwood ha votato e appoggiato.
Il Corriere-The Mule è un film che non a caso è stato definito un testamento: difficilmente vedremo Clint Eastwood, 88 anni, ancora sulle scene. Lascia in eredità una pellicola didascalica, ispirata a una storia vera di fedeltà a valori perenni, cui il protagonista si piega anche nel finale facendo prevalere la legge dello Stato sulla legge dei soldi ma riuscendo lo stesso a far sbocciare fiori bellissimi nel giardino della vecchiaia: fiori che sono i ricordi e gli affetti di un uomo che si riconcilia con i suoi amori e con i suoi errori.