Berlusconi riunisce Forza Italia. Ed è subito ’94: ricomincia coi comunisti (video)

20 Feb 2019 18:27 - di Valeria Gelsi

Si dice certo che il governo cadrà e che il centrodestra tornerà al governo del Paese, «con il sostegno dei parlamentari Cinque stelle che abbiano finalmente aperto gli occhi o con nuove elezioni». In un vertice al Senato, Silvio Berlusconi incontra i gruppi parlamentari azzurri e, tra europee e programma per l’Italia, dà una sferzata al partito, assicurando che «Forza Italia è e resta saldamente nel perimetro del centrodestra». Senza timori rispetto alla Lega: i sondaggi che la danno più forte senza l’alleanza col Cav «per i nostri sondaggisti risultano assolutamente privi di fondamento», ha detto Berlusconi, confermando i tentativi di moral suasion su Matteo Salvini: «Continuiamo a raccomandargli, a chiedergli di lasciare questa alleanza. Speriamo che prima o poi venga dalla nostra».

«Il governo cadrà sull’economia»

Dunque, per Berlusconi il destino dell’esecutivo è ormai segnato. Il suo è un auspicio («Io spero che cada tra un’ora, domani, dopodomani… il più presto possibile»), certo. Ma anche una constatazione rispetto alla situazione del Paese: «Saranno i fatti a farlo cadere, perché tutti gli indicatori economici che abbiamo sono assolutamente negativi». E così, nei piani del Cav, si delinea un doppio scenario possibile: quello di un governo di centrodestra che nasca in Parlamento anche con i voti di una pattuglia di “responsabili” ex M5S o quello, preferibile, di elezioni anticipate. Un tema al centro dell’incontro con i parlamentari tanto quanto quello delle imminenti europee. A Bruxelles si va da soli, ha spiegato il Cav. Ci si va fondando comitati “Liberi e forti” in tutti i Comuni, puntando alla riconferma di Tajani (a sua volta presente alla riunione) alla presidenza del Parlamento europeo e, soprattutto, contando sull’appeal del leader. «Mi candido ovunque, tranne in centro dove c’è Tajani. Mi candido perché spero di poter essere ancora utile a questa Europa per ritrovarsi», ha chiarito Berlusconi, parlando della necessità di contrastare «il progetto egenomico di totalitarismo cinese» che oggi, per lui, rappresenta motivo di apprensione per l’Occidente.

Il M5S peggio dei comunisti: «In più sono pure ignoranti»

I comunisti, insomma, a livello internazionale restano ancora il primo pericolo, anche se internamente c’è un pericolo più grande: il M5S. «Sono ignoranti e dei dilettanti», ha detto Berlusconi, ribadendo che rappresentano un allarme superiore a quello che lo spinse a scendere in campo nel’ 94, perché oggi «i signori grillini si definiscono i veri comunisti e in più sono degli ignoranti». Il Cav sembra infastidito anche dal solo fatto di doversene occupare, di doverne parlare. Gli è stato chiesto se dopo il voto sul caso Diciotti Forza Italia non possa considerarli un po’ più vicini su un tema come la giustizia e la replica ha mostrato tutta la sua insofferenza: «Non lo so, la loro posizione francamente non mi interessa: non ho nessuna considerazione dei Cinque Stelle e di tutti coloro che partecipano a quel movimento politico», ha detto il Cav.

«Chi non condivide i nostri valori è pregato di andare via»

Avanti dunque con l’obiettivo di scalzare i pentastellati da Palazzo Chigi, in un modo o nell’altro, a conferma anche del fatto che, contrariamente a quanto viene detto da alcuni, Forza Italia sa dove andare. «Ricordo a tutti che FI è un movimento missionario di libertà e chi non condivide i nostri valori è pregato di andare fuori dal partito», sarebbero state le parole di Berlusconi, che è stato altrettanto chiaro sul fatto che «quello che è certo è che andremo al governo, ci staremo però solo se potremo realizzare concretamente i punti del nostro programma». Una bozza già gira e Berlusconi l’ha presentato ai parlamentari con un testo in sei punti, che integra i dieci per Bruxelles. Si va da “meno tasse” a “meno Stato” fino a “più giustizia e aiuto a chi ha bisogno”, mentre di immigrazione, terrorismo e sicurezza si parla più diffusamente nel programma destinato all’Europa, che deve imporre meno vincoli ma avere un Parlamento con più poteri.

Torna il tema dei temi berlusconiani: la riforma della giustizia

E poi c’è il tema dei temi berlusconiano: la riforma della giustizia, che tra caso Diciotti e arresti dei Renzi torna di strettissima attualità. «In Italia bisogna fare una profonda riforma della giustizia. È urgente dal 1994, è la cosa più urgente che dobbiamo fare», ha detto Berlusconi, ribadendo la sua solidarietà a Renzi, «anche se lui non lo fece con me». Infine una battuta sull’autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini e sul voto in Aula di Forza Italia: «Non abbiamo mai auspicato un intervento della giustizia sulla politica», ha chiarito il Cav.

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Commenti

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  • giorgio 21 Febbraio 2019

    il Cav. e’ ormai divenuto, in realta’ mi duole ammetterlo, una mina, anzi una grana, vagante, la riforma della Giustizia che avrebbe voluto era una sola e cioe’ una riforma che lo lasciasse impunito di tutto e di piu’, la rivoluzione liberale ed il contratto di “porta a porta” memoria un bluff, la litania dei “comunisti” per l’appunto una litania fine a se stessa, inoltre aveva una maggioranza che definire “bulgara” e’ riduttivo e che utilizzo ne ha fatto? Se i Renzi sono inquisiti dopo anni di intercettazioni e controlli “qualche ragione”, eufemismo, ci dovra’ pur essere, d’altra parte sono anni che si trovano, guarda caso, impelagati in inchieste che hanno a che fare piu’ col malaffare che non.Il resto e’ noia e “panzane” dette solo per depistare mediaticamente. La cosa importante e’, comunque, che Giorgia vada avanti per la sua strada, con le sue idee ed i suoi programmi.