Troppi 5S fanno i “Fico”: Di Maio resta zitto, Salvini sbatte i pugni sul tavolo

11 Gen 2019 12:16 - di Fulvio Carro

Troppe contraddizioni, nei Cinquestelle. Da Conte, che prende posizioni alla Fico, ai deputati pentastellati che scimmiottano i No-Tav con le stesse posizioni dei centri sociali. Dalla Raggi che esce dal suo torpore e si mette in mostra punzecchiando Salvini ai paladini del reddito di cittadinanza che non sanno più a cosa aggrapparsi per correggere gli errori commessi. Questioni importanti, non liti da cortile. Questioni su cui Di Maio non osa parlare più di tanto e su cui la Lega non appare disposta a chiudere un occhio.

M5S-Lega, tutte le tematiche su cui è braccio di ferro

Trivelle. Il primo fronte di tensione nel governo riguarda il tema delle trivelle, che negli ultimi giorni ha dato filo da torcere ai 5 Stelle. Dopo il via libera a tre nuove esplorazioni nello Ionio e il dietrofront con l’emendamento blocca trivelle, a riaccendere lo scontro è stato l’intervento della sottosegretaria all’Ambiente in quota Lega, Vannia Gava. «Non posso approvare una impostazione tutta volta a dire No come quella che sta alla base dell’emendamento dei 5 stelle sul tema delle trivelle – ha spiegato la sottosegretaria -. È sbagliato bloccare le autorizzazioni per le trivelle: non possiamo consentire che la paura blocchi lo sviluppo». Parole che hanno fatto da sponda al leader leghista, Matteo Salvini. «Trivellare vicino alla costa no, ma dire no per partito preso a ricerche di energia in mezzo al mare no – ha rimarcato il numero uno di via Bellerio a Porta a Porta -. Non possiamo far finta che il mondo si sia fermato». Frasi che hanno fatto storcere il naso ai 5S: «Sono certo che Salvini riporterà i suoi sottosegretari sulla giusta strada relativamente alle trivelle – ha twittato il sottosegretario agli Esteri grillino Manlio Di Stefano, postando una foto che ritrae Salvini con la maglietta Stop trivelle vota sì -. Solo qualche mese fa la Lega era super determinata in fin dei conti e fermarle significa più lavoro e meno inquinamento». Ma anche in questo caso i cinquestelle giocano con l’estremismo ideologico, che non è adatto a chi ha responsabilità di governo.

Tav – Lega e 5Stelle si azzuffano anche sulla Tav. Mentre all’orizzonte si profila il no all’opera dell’analisi costi benefici, Salvini ha aperto definitivamente la strada al referendum sull’alta velocità: «O è un no ben motivato o chiediamo un parere agli italiani», ha detto sempre a Porta a Porta, mentre poco prima il capogruppo del Carroccio a Montecitorio, Riccardo Molinari, aveva annunciato il sostegno della Lega alla manifestazione si Tav in piazza Castello a Torino. Una posizione che ha fatto infuriare il senatore torinese pentastellato Alberto Airola. «La Lega alla manifestazione pro-Tav? Una vergogna», ha sbottato con l’Adnkronos, dichiarandosi «allibito dalla violazione del contratto di governo» che a suo avviso starebbe commettendo il Carroccio di Matteo Salvini.

Reddito di cittadinanza – Altro fronte caldo nell’esecutivo, nei giorni scorsi, è stata la mancanza di fondi per i disabili prevista nel reddito di cittadinanza. Con Salvini determinato a stoppare il via libera al reddito senza un aumento delle disponibilità. «Io darò il mio consenso a questo aiuto ai poveri, agli ultimi, a patto che ci siano tutti gli ultimi, i disabili e famiglie numerose in primis, non in fondo ma davanti», ha avvertito Salvini in una diretta Facebook. Tanto da far replicare al premier Giuseppe Conte: «Anche stavolta risolveremo come sempre». Il tema disabili è stato nuovamente affrontato due giorni fa, durante il vertice notturno a Palazzo Chigi. Al tavolo è stato ribadito che si tratta di una misura che va a contrastare la povertà, dunque andrà ad aiutare quei 260mila disabili che vivono in difficoltà economica e che sarà svincolata dall’accesso al mondo del lavoro e dalla trafila dei centri d’impiego. Il chiarimento, tuttavia, non sarebbe stato risolutivo: la questione dovrà essere affrontata con la Lega, in particolare con il ministro Fontana.

Scontro Raggi-Salvini – Venti di burrasca soffiano anche sull’emergenza Roma, provocando il botta e risposta tra Matteo Salvini e la sindaca della Capitale, Virginia Raggi che, «indignata» per gli spari alla Magliana, ha invocato «più poliziotti per Roma» facendo infuriare il ministro dell’Interno. «Ognuno faccia il suo mestiere e i sindaci si preoccupino di coprire le buche nelle strade, perché non si possono fare i rally in motorino in giro per Roma – ha sottolineato Salvini – di avere autobus puntuali; di togliere l’immondizia dalle strade e dai cassonetti, perché ci sono dei gabbiani in giro per Roma che sembrano degli pterodattili e fanno quasi paura».

Il botta e risposta via social non si è fermato qui. Dopo la replica della prima cittadina di Roma, le scintille tra Campidoglio e Viminale hanno generato l’irritazione di Luigi Di Maio, che con i suoi è sbottato: “Ma perché non si mettono attorno a un tavolo anziché twittare? – ha detto Di Maio ai suoi -. Le risorse per le forze dell’ordine sono in manovra e a breve arriveranno i nuovi assunti. Veniamo da 20 anni di tagli a Polizia e Carabinieri..”.

Consob – Non sembra essere terreno di scontro ma fatto sta che sul nome del prossimo presidente della Consob, dopo quattro mesi, è ancora stallo. L’accordo sulla presidenza dell’autorità per il controllo delle attività delle società e della Borsa è cosa fatta: «È Marcello Minenna il nome del M5S e della Lega alla presidenza Consob», ha detto all’Adnkronos il vicepremier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Luigi Di Maio, confermando la convergenza di 5S e Lega sul nome. Ma nonostante Salvini sia d’accordo («nessun tipo di problema, ha un buon curriculum, spero si decida in fretta» ha detto a Porta a Porta) si fa ancora fatica a trovare la quadra.

Commenti

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  • g.erman 11 Gennaio 2019

    I Grillini hanno voluto la guerra con Salvini e guerra avranno