Tangenti e diamanti per aggiustare sentenze: arrestati i magistrati Savasta e Nardi
Processi comprati con Rolex d’oro, diamanti, ristrutturazioni immobiliari, viaggi a Dubai e un bel po’ di contanti. Sentenze aggiustate in cambio di mazzette. E tra le inchieste ‘sistemate’ anche quella a carico di Luigi Dagostino, imprenditore che, per un certo periodo, fu socio di Tiziano Renzi, padre dell’ex premier Matteo. L’ex pubblico ministero del Tribunale di Trani, Antonio Savasta, ora giudice del Tribunale di Roma, e il suo collega Michele Nardi, pm a Roma, e in precedenza gip a Trani, sono stati arrestati e condotti in carcere su disposizione dei pm di Lecce. In manette anche l’ispettore di polizia Vincenzo Di Chiaro, in servizio al commissariato di Corato (Bari).
Oltre ai tre arresti, disposte altrettante misure interdittive. La prima per Dagostino nei confronti del quale è stato imposto il divieto di esercizio dell’attività imprenditoriale per un anno. Stesso provvedimento cautelare per gli avvocati Simona Cuomo, Foro di Bari, e Ruggiero Sfrecola, Foro di Trani, che non potranno esercitare per un anno. Nardi, Savasta, Di Chiaro e Cuomo rispondono di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari, falso ideologico e materiale per fatti commessi tra il 2014 e il 2018. Sfrecola e D’Agostino sono accusati di concorso in corruzione mentre altri indagati rispondono di millantato credito e calunnia.
Magistrati arrestati, cosa è scritto nell’ordinanza
Secondo l’ordinanza del gip del Tribunale ordinario di Lecce Giovanni Gallo che ha portato alle misure cautelari, l’ex pm di Trani Savasta incontrò inoltre a Palazzo Chigi l’allora sottosegretario alla presidenza del consiglio Luca Lotti, completamente estraneo all’inchiesta, grazie all’interessamento dell’imprenditore pugliese e ‘re degli outlet toscani’ Luigi Dagostino, ex socio di Tiziano Renzi e Laura Bovoli, genitori dell’ex premier.
L’incontro tra Savasta e Lotti
L’imprenditore pugliese spiegò che l’incontro tra l’ex pm di Trani Savasta e l’allora sottosegretario alla presidenza del consiglio avvenne «tramite Tiziano Renzi» (non coinvolto nell’inchiesta, ndr). E’ quanto emerge dall’ordinanza del gip. Sentito dai pm, l’imprenditore affermò di aver incontrato un giorno del 2015 in un bar a Barletta il magistrato “per caso” e che si misero a parlare e Savasta «mi disse che era interessato a presentare un disegno di legge in materia di rifiuti a Roma». L’imprenditore affermò ai pm di aver fissato l’incontro «con Lotti tramite Tiziano Renzi» dicendogli che «volevo portargli un magistrato che aveva interesse a mostrare una proposta di legge».
«In quel periodo – scrive il gip – Savasta risulta già coinvolto in diversi procedimenti disciplinari al Csm ed era alla ricerca di soluzioni per il suo futuro professionale. «Già nel corso del 2015 Savasta si attiva, come si vedrà», secondo quanto rileva l’ordinanza «per costruirsi degli appoggi strumentali ad alternative professionali avvalendosi proprio di Dagostino e dei suoi importanti contatti anche in contesti istituzionali».
Telefonata tra Dagostino e Luca Lotti
Secondo il gip le telefonate intercorse tra Luigi Dagostino e Luca Lotti dimostrano che «si conoscevano e avevano buoni rapporti tra loro». «Profittando di tali rapporti – si legge nell’ordinanza – Dagostino chiese e ottenne da Luca Lotti per il pm Savasta un incontro a Palazzo Chigi certamente integrante un’utilità – non economica – per il magistrato che in quel periodo era alla ricerca di soluzioni per la sua già compromessa situazione professionale». Sull’incontro, come scrive il gip, Lotti fu ascoltato dai pm di Firenze il 16 aprile 2018. «Nonostante gli scarsi ricordi di Luca Lotti in merito all’incontro segnato sull’agenda di Dagostino del 17 giugno 2015», si legge nell’ordinanza, Lotti «rammentava comunque di aver incontrato il pm Savasta».
L’ex sottosegretario alla presidenza del consiglio, ascoltato nell’ambito dell’inchiesta della procura di Lecce, ha infatti confermato ai pm di averlo incontrato e che probabilmente l’incontro era avvenuto tramite l’imprenditore Luigi Dagostino. «Ho una conoscenza superficiale di Antonio Savasta – ha detto Lotti ai magistrati nel verbale riportato negli atti – e sicuramente me lo hanno presentato ma non ricordo chi, né in quale occasione e forse l’ho anche visto allo stadio a Roma. Non ricordo che sia venuto a Palazzo Chigi a trovarmi il 17 giugno 2015 né in altre date». Chi gli chiese di fissare l’incontro? «Credo che fu lo stesso Dagostino», ha risposto l’ex sottosegretario. In seguito, ascoltato nuovamente Lotti confermò che «Dagostino venne con Savasta e me lo presentò. Non ricordo – sottolineò Lotti – se Savasta mi chiese qualcosa per sé, perché non ricordo bene come si svolse tale incontro».
Secondo gli inquirenti, il pm era interessato ad ottenere un trasferimento o un incarico che gli consentisse di allontanarsi dalla procura di Trani, rileva ancora il gip Gallo nell’ordinanza in cui sottolinea come Savasta aveva «urgente necessità di allontanarsi al più presto da Trani e ottenere un incarico a Roma, incarico rispetto al quale l’incontro con Lotti aveva una specifica connessione strumentale». «Risulta evidente», scrive il gip «che Dagostino fissò questo appuntamento a Savasta su richiesta di quest’ultimo, così procurandogli un’indebita utilità e cioè un incontro con il sottosegretario alla presidenza del consiglio ad un magistrato che era interessato ad ottenere certamente un trasferimento o un incarico che gli consentisse di allontanarsi dalla procura di Trani».
Il gip scrive che «Savasta, consapevole della pendenza a suo carico sia di procedimenti disciplinari che “penali” aveva urgente necessità di allontanarsi al più presto da Trani e ottenere un incarico a Roma, incarico rispetto al quale l’incontro con Lotti aveva una specifica connessione strumentale e che, ottenne, ancora una volta con la mediazione di Sfrecola (ndr avvocato per il quale è stato disposto il divieto temporaneo di esercizio della professione di avvocato per un anno) proprio da Luigi Dagostino, ovvero proprio dall’imprenditore che emergeva dalle indagini da lui gestite nei procedimenti inerenti gli emittenti di fatture false quale figura principale nell’organizzazione della illecita condotta e che neppure venne mai indagato da Savasta, grazie ad un continuo susseguirsi di omissioni e di iniziative volte a sviare l’attività di indagine con il precipuo scopo di favorire Dagostino».