“Io stuprata da Salvini”: la pornoattrice Valentina Nappi trova il modo di far parlare di sé

14 Gen 2019 12:43 - di Redazione

Usa termini forti, senza alcun rispetto per le parole, il linguaggio e la logica. Lei è Valentina Nappi, pornoattrice che ritiene di dover fare anche l’opinionista da quando Micromega si è occupata di lei riportando i suoi delicati pensieri contro il filosofo Diego Fusaro. In ogni caso, essendo evidentemente in crisi di astinenza da notorietà, Nappi ha fatto su Instagram un post virulento contro Salvini con una foto che non poteva non attirare l’attenzione. Una foto in cui campeggia la scritta “Sono stata stuprata da Salvini”. Motivo della sua elucubrazione? Salvini ha riabilitato “la peggior cultura identitaria nazionalista”. Una cultura che a lei dà così fastidio (e ne cita i simboli affastellando la Befana e il panettone, la famiglia e la cucina tradizionale senza dimenticare Dio e il Crocifisso…) al punto da farle trovare la raffinata definizione di “stupro culturale”. Quella di Salvini sarebbe cultura tribale, a suo avviso, molto diversa dal “marxismo illuminato” (il suo?), una cultura che è addirittura paragonabile a un genocidio… .

 

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Sono stata ‘stuprata’ da Salvini. Sono stata ‘stuprata’ da Salvini perché al di là di aspetti anche condivisibili (che pure ci sono) delle sue scelte concrete, e al di là del fatto che molte responsabilità non sono solo sue, Salvini ha riabilitato la peggiore cultura identitaria nazionalista, quella rappresentata dalla triade Dio-Patria-Famiglia. Babbo Natale, la Befana, niente Ramadan, sì al panettone rigorosamente a Natale, la colomba a Pasqua, la cucina tradizionale, i gay sì ma la famiglia solo quella tradizionale, i crocifissi rigorosamente nelle aule, Dio nei discorsi degli esponenti politici e tutta la plebe unita comunitariamente dai vecchi ‘sani’ valori identitari nazionali tradizionali. Non so voi, ma questa io la chiamo cultura di sapore fascista. Ed è uno stupro culturale di proporzioni immani. La questione dell’immigrazione, al di là dei complessi aspetti pratici su cui non intendo dilungarmi (la mia opinione è che una gestione razionale dei flussi migratori è — e soprattutto sarà — necessaria), è una questione culturale. Io non voglio vivere in un paese con una cultura ufficiale unica, cattolica di destra, nazionalpopolare. Io voglio vivere in un paese ateo, multietnico, con un’identità culturale che affondi le proprie radici nell’Illuminismo e nel marxismo più illuminato, e che sviluppi queste ultime all’altezza della modernità contemporanea. Il linguaggio grezzo, i modi spicci e i toni al limite del violento, invece, ci riportano a una cultura tribale che produce una violenza contro il diverso (come abbiamo potuto vedere) simile a quella che si dà in molte specie di primati non umani. Rispetto a tutto ciò, il genocidio è qualcosa di differente solo per grado. #salvini #immigrazione #lega #leganord #matteosalvini

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