Salvini cede sui migranti, ma lancia la rappresaglia nel governo: «Il primo partito siamo noi»

10 Gen 2019 11:38 - di Valeria Gelsi
m5s

«Abbiamo un programma da completare , non lascio le cose a metà e quindi non faccio saltare il governo. Continuiamo a lavorare come abbiamo fatto in questi mesi». Dopo il vertice notturno, che ha ricomposto il grave incidente sui migranti all’interno del governo, Matteo Salvini rassicura sul futuro dell’esecutivo e smentisce i rumors secondo cui la Lega vorrebbe sfilarsi dall’alleanza con i Cinquestelle. Epperò, il vicepremier lancia anche diversi messaggi agli alleati, che, se non sono ancora una rappresaglia, sanno molto di ultimo avvertimento su una insofferenza crescente.

Salvini avverte: «L’immigrazione la gestisco io»

Già all’uscita da Palazzo Chigi, stanotte, Salvini ha voluto chiarire quale fosse il suo umore, dando un colpetto alla botte e una suonata decisamente più forte al cerchio. Il ministro dell’Interno si è detto, sì, molto soddisfatto per l’esito della riunione, ma anche puntualizzato che l’immigrazione la gestisce lui e che «la prossima volta è meglio incontrarsi prima». Un atteggiamento che il leader della Lega ha poi mantenuto anche nel corso di una lunga intervista a No stop news su Rtl 102.5, a partire proprio dal tema del futuro del governo. «Ma chi sono questi responsabili? Quelli pronti a cambiare partito per rimediare una poltrona? E io secondo voi faccio un governo cosi? Se prendo un impegno lo mantengo, non mi interessa se i sondaggi dicono che la Lega è il primo partito», ha detto Salvini, ricordando un po’ a tutti, alleati in testa, quali siano oggi i veri equilibri politici.

Il sostegno al referendum sulla Tav

Non solo, Salvini ha ricambiato la “cortesia” delle invasioni di campo mandando messaggi altrettanto chiari sui temi, carissimi al M5S, della Tav e delle condizioni di Roma. «Posso commentare solo quello che ho letto e approfondito non le dichiarazioni sui giornali o le indiscrezioni giornalistiche», ha premesso il vicepremier, parlando delle anticipazioni sull’esito della valutazione costi-benefici commissionata dal ministro Toninelli, ma – ha poi precisato – «sulla Tav ho sempre detto che bisogna andare avanti». «Ci sono milioni di piemontesi, ma direi anche di italiani, che hanno un’idea chiara e quindi, se chiedessero un referendum, con un governo che si basa sulla partecipazione diretta e sull’ascolto dei cittadini, nessuno di noi potrebbe fermare questa richiesta».

La stoccata finale su Roma

Ancora più forte, poi, la stoccata su Roma. «È la città alla quale stiamo dando più contributi e finanziamenti, per le scuole, la videosorveglianza e contro il degrado delle periferie. Per quanto riguarda i miei poteri, io ci sto mettendo l’anima e i soldi. Sulla gestione quotidiana, e lo dico da romano d’adozione, da persona che lavora in questa città, mi aspetto di più, serve di più e si può fare di più a partire dalla pulizia, dalla gestione dei trasporti pubblici e delle strade», ha rilevato il vicepremier, chiudendo le vie di fuga vagheggiate dalla giunta grillina. «Non possono essere l’esercito o i vigili del Fuoco a rattoppare i buchi sulle strade. Spero che si trovi il modo di organizzare meglio e di lavorare meglio, perché Roma – ha concluso il leader della Lega – è una città che merita molto di più».

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