“Remain in Mexico”: Trump da oggi respingerà i richiedenti asilo dell’America Latina
Trump non molla la presa sul Muro e sui clandestini dell’America Latina. Gli Stati Uniti da oggi potranno rimandare in Messico alcuni dei cittadini dei Paesi dell’America Centrale che hanno presentato richiesta di asilo. Le nuove misure, annunciate la notte scorsa dal dipartimento per la Sicurezza Interna, sono il risultato di un accordo ad alto livello raggiunto alla fine dello scorso anno tra l’amministrazione Trump ed il governo del nuovo presidente messicano, Andrés Manuel López Obrador. In questo modo gli Stati Uniti non dovranno più garantire ai richiedenti asilo il diritto di aspettare sul territorio nazionale l’esito della loro domanda. “Alcuni stranieri che hanno tentato di entrare negli Stati Uniti illegalmente o senza documenti, compresi quelli che richiedono asilo, non saranno più rilasciati nel Paese, dove spesso non presentano la domanda o spariscono prima che un giudice possa determinare il merito della richiesta per evitare la deportazione”, recita la nuova misura, già soprannominata “Remain in Mexico”, che da oggi verrà applicata solo alla dogana di San Ysidro, per poi diventare operativa in tutti i posti di confine tra i due Pesi. “Per troppo tempo il nostro sistema di immigrazione è stato sfruttato dai trafficanti e da quelli che non hanno diritto legale di rimanere negli Stati Uniti”, ha affermato Kirstjen Nielsen, ministra per la Sicurezza Interna, rivendicando la nuova azione “senza precedenti” per affrontare “la crisi umanitaria e di sicurezza sul confine”. Di parere ovviamente diverso i gruppi per la difesa dei diritti dei migranti: “il presidente pensa di poter agire in modo unilaterale, ma questa è un aperto rifiuto dell’attuale legge”, ha detto Kevin Appleby, del Center for Migration Studies. Le autorità messicane, intanto, affermano di non aver ricevuto una comunicazione da Washington riguardo ai tempi di applicazione della misura che, ricordando, crea loro dei problemi per la sistemazione dei migranti. “La cosa difficile è che noi abbiamo ben poche affermazioni chiare e molte voci, e non abbiamo ancora definito i dettagli del piano” ha detto Tonatiuh Guillén, capo dell’agenzia immigrazione, ribadendo che il Messico “non ha la capacità” di accogliere questi richiedenti asilo per i mesi o anni necessari al vaglio della loro domanda negli Usa. E quindi se l’applicazione di questo piano avrà numeri contenuti “non sarà un problema”, ma con numeri più alti “vi saranno delle difficoltà”. Ma dall’amministrazione Trump si ribadisce che è stato notificato al Messico l’avvio “dell’applicazione di queste norme sulla base della legge americana” e che questa applicazione sarà graduale. Da quando Trump ha iniziato a detenere le famiglie, compresi i minorenni, che attraversano il confine, mentre prima venivano rilasciati dopo essere stati fermati, nel 2018 sono 107mila migranti detenuti.
Trump dichiarerà lo stato di emergenza al confine
Intanto la Casa Bianca sta preparando una bozza delle dichiarazione con cui Donald Trump potrà proclamare lo stato di emergenza lungo il confine meridionale ed ha identificato oltre 7 miliardi di dollari stanziati per altre voci di bilancio che potrebbero essere stornati per la costruzione del Muro. E’ quanto rivela la Cnn che ha avuto accesso ad una serie di documenti riservati. Da quando è iniziato il braccio di ferro con i democratici per il Muro, che ha portato allo shutdown ormai arrivato al 35esimo giorno, Trump ha più volte affermato di avere l’autorità di aggirare il Congresso ottenendo i fondi che gli vengono rifiutati con la dichiarazione di stato di emergenza. Finora i consiglieri del presidente sono apparsi divisi sulla questione, alla Casa Bianca comunque si starebbero preparando all’evenienza. “Il numero massiccio di stranieri che entrano illegalmente negli Stati Uniti ogni giorno sono una diretta minaccia alla sicurezza della nostra nazione e costituisce un’emergenza nazionale”, si legge nella bozza ottenuta dalla Cnn e che sarebbe stata aggiornata la scorsa settimana. “Per questo ora io Donald Trump con l’autorità che mi è stata concessa dalla Costituzione e dalla leggi degli Stati Uniti d’America – conclude – dichiaro che esiste un’emergenza nazionale sul confine meridionale”. Secondo quanto emerge dai documenti, una volta dichiarata l’emergenza nazionale, l’amministrazione potrebbe stornare 681 milioni attualmente stanziati nel bilancio del Tesoro e 200 milioni dei fondi del dipartimento per la Sicurezza Interna. Ma il grosso dei soldi arriverebbe dal Pentagono – 6,6 miliardi di dollari, 3 ora stanziati per costruzioni militari e 3,6 per attività civili – ed anche la responsabilità della costruzione effettiva del muro sarebbe affidata al Corpo del Genio dell’Esercito. Ieri Trump, dopo che la Casa Bianca ha detto no a iniziative legislative a breve termine per tornare a finanziare il governo e così mettere fine allo shutdown, si è detto di nuovo pronto a ricorrere “alle alternative che ho a disposizione”. “Molti vogliono che io lo faccia, lo vogliono i militari, questa è un’invasione virtuale del nostro Paese”, ha detto.