Regeni, nuova inchiesta sulle pressioni al consulente egiziano della famiglia
Sono partite dagli uffici della National Security di Nasr City le pressioni che il consulente egiziano della famiglia Regeni, Mohammed Lotfy, ha dovuto subire qualche giorno fa ed è per questo che ora la Procura di Roma, che già sta svolgendo accertamenti sulla scomparsa e sull’omicidio del ricercatore italiano, ha aperto un nuovo fascicolo di indagine centrato, ancora, su quell’ufficio e su alcuni dipendenti della National Security di Nasr City.
La Procura di Roma indaga sulle pressioni ricevute al Cairo Il consulente egiziano della famiglia Regeni avrebbe subito pressioni al Cairo proprio da parte del personale della National Security di Nasr City. E a quell’ufficio appartengono alcuni degli ufficiali indagati dai pm capitolini nell’ambito dell’inchiesta principale sulla morte di Giulio Regeni.
L’inchiesta è partita dall’esposto presentato ieri negli uffici della Digos di Genova dall’avvocato Alessandra Ballerini, legale della famiglia del ricercatore in relazione alle pesanti pressioni fatte sul consulente egiziano che sostiene sia stato «leso il diritto di difesa della famiglia Regeni» e «lo svolgimento dell’attività difensiva nel loro interesse, in particolare in relazione alla situazione processuale, con la recente iscrizione nel registro degli indagati di cinque ufficiali egiziani».
Il nodo della vicenda è una telefonata partita dagli uffici della National Security di Nasr City nel corso della quale al consulente egiziano della famiglia Regeni, Mohammed Lotfy sarebbe stato chiesto di riferire «ogni notizia utile a ricostruire le attività difensive e quelle pubbliche» della famiglia del ricercatore.
Di qui l’esposto dell’avvocato Ballerini per conto della famiglia Regeni e la decisione dei pm romani di aprire un fascicolo sulla grave vicenda avvenuta in un paese, qual’è l’Egitto, che certo non brilla per la tutela dei diritti umani e giuridici.