Quando Carlà evitò l’estradizione all’ex Br Petrella. Ecco come fu convinto Sarkozy
Non c’è solo l’aiuto a Cesare Battisti, smentito dalla diretta interessata e invece più volte ribadito da Bruno Berardi, figlio di una vittima delle Br, che disse di averle parlato direttamente. Carla Bruni intervenne anche a favore dell’ex brigatista Marina Petrella, scappata in Francia e oggi indicata tra gli oltre 50 terroristi che una mozione della Lega chiede di estradare. Un interessamento testimoniato dalla stessa sorella dell’allora première dame, l’attrice Valeria Bruni Tedeschi, che già all’epoca rivelò la vicenda ai giornali.
Sarkozy sensibilizzato da moglie e cognata
«Ho parlato di lei a Sarkozy, specialmente subito dopo averla vista in carcere. Gli ho dato alcune informazioni che hanno avuto forse una qualche importanza per la decisione», spiegò allora Valeria Bruni Tedeschi in un’intervista all’emittente radiofonica francese Europe 1, rivelando in questo modo di aver contribuito a convincere il presidente Nicolas Sarkozy a cambiare idea e a negare all’Italia l’estradizione (in precedenza accordata) della Petrella, condannata all’ergastolo per l’omicidio di un agente di polizia e vari altri reati. La terrorista, arrestata nel 2007 dopo 14 anni vissuti da libera in Francia, era caduta in una forte depressione arrivando a pesare 40 chili. Prima di arrivare a rifiutarne l’estradizione per motivi umanitari, Sarkozy, sensibilizzato sul tema da moglie e cognata, in un’irrituale dichiarazione al G8 di Tokyo, tramite Berlusconi, si era rivolto anche al presidente della Repubblica dell’epoca, Giorgio Napolitano, perché valutasse la possibilità di concedere la grazia.
Quando Carlà difendeva Marina Petrella
In favore di Marina Petrella, Carla Bruni era intervenuta anche in maniera esplicita, come mai avvenuto invece per Battisti. «Questa donna è malata e dev’essere curata, e la prigione non è il luogo ideale», aveva detto in un’intervista a Liberation, sottolineando che «il diritto d’asilo va rispettato» e incassando i ringraziamenti pubblici della figlia della terrorista. Ed era stata sempre Carla a dare all’ex Br la notizia che sarebbe rimasta in Francia, quando Sarkozy negò l’estradizione, andandola a trovare all’ospedale parigino di Sant’Anna insieme alla sorella. Quando gli venne chiesto come mai la moglie fosse andata di persona dalla terrorista, il presidente rispose: «Semplicemente glielo ho chiesto io. La signora Petrella era in pericolo di vita». Se per la premier dame era la prima volta in ospedale, Valeria era già stata diverse volte in visita dalla ex Br. In un’occasione precedente le aveva anche portato in dono un piccolo rosario. Poi, parlando con il Corriere della Sera a battaglia vinta, rivendicò: «Sono convinta che il sostegno dall’esterno che tante persone le hanno dato, dalle assistenti sociali alle sue figlie, da mia sorella a molta altra gente, ha dato un contributo affinché la signora Petrella potesse sopravvivere fino al momento di questa decisione». «Io penso che questa signora abbia già pagato il suo debito per ciò che ha fatto. E in ogni caso – spiegò bruni Tedeschi a Giovanni Bianconi – mi chiedo: che vantaggio poteva dare, per le vittime e più in generale all’Italia, contare un morto in più? I familiari delle vittime sono persone che hanno sofferto, penso che possano capire. In carcere Marina Petrella sarebbe morta, e non perché rifiutava il cibo di sua volontà. Semplicemente – disse l’attrice – non ce la faceva a mangiare per lo stato di depressione fisica e psichica che l’aveva assalita».