Nordio: ora vi spiego come funziona davvero la legge del mare
Pragmatico, profondo conoscitore del diritto, abituato, da sempre, a remare controcorrente, anche Carlo Nordio, ex-procuratore aggiunto di Venezia, entra, con tutto il suo peso di giurista di razza, nella polemica sulla Sea Watch e sul suo carico di 47 immigrati, illusi dagli scafisti, che l’Organizzazione non governativa è andata a volutamente a recuperare sotto la costa del Nordafrica e, poi, disobbedendo agli ordini dell’Olanda, Paese sotto la cui bandiera opera il natante, ha portato in Italia.
”La legge del mare? Non prevede si vadano a salvare al largo delle coste libiche le navi Ong per naufragi programmati da organizzazioni criminali – ricorda Nordio che negli anni Ottanta condusse formidabili indagini sulle Brigate Rosse venete e sui sequestri di persona e negli anni Novanta indagò sui reati di Tangentopoli e sui giochetti delle Coop rosse che venivano, volutamente, fate fallire – I veri poveri restano lì, i migranti che arrivano non sono denutriti. I trafficanti sono intelligenti e spregiudicati, confezionano i gommoni, come si confezionano i pacchi di Natale, mettono dentro due o tre bambini destinati a morire per farci cadere nell’emotività. Noi non li prendiamo perché siamo buoni, ma perché siamo rassegnati”.
Invitato a parlare a un convegno ad Abano Terme, il 71enne ex-magistrato trevigiano mette a tacere tutti quelli che citano, a sproposito, la legge del mare: “La legge del mare, spesso citata a vanvera, dice che devi salvare il naufrago e portarlo in un porto sicuro: Libia, Malta o Tunisia. Ma sono sicuri anche i porti delle navi Ong: Francia, Germania e Olanda – avverte l’ex-procuratore aggiunto veneto – Se uno va a controllare l’origine di questi flussi viene accusato di colonialismo. Il nodo è politico, l’abbiamo fatto incancrenire per anni. La tragedia è nata con l’insensata aggressione della Libia voluta da Sarkozy. Per usare una frase volgare ma geniale di Churchill: la Francia si è fatta il bidè in casa e poi ha fatto bere l’acqua a noi”.
Quanto a Salvini, su cui si scaglia, inutilmente, l’opposizione per la sua decisione di chiudere i porti e, anche, la magistratura catanese per la vicenda della nave Diciotti, Nordio avverte che la questione è squisitamente politica e non giudiziaria come vorrebbe far credere qualcuno che, sconfitto dalle urne, cerca un’altra strada per tornare al potere: “questo Parlamento deve dire entro 60 giorni se la linea di Salvini è giusta o sbagliata. Se la linea è politicamente condivisa oppure no”.
Nordio prevede che Salvini “potrebbe uscirne paradossalmente rafforzato” dai tentativi dei suoi avversari di perseguire per via giudiziaria il segretario della Lega: “Se va a processo va alle elezioni e probabilmente fa il boom di voti; se non va a processo, la sua politica sui migranti viene avvallata dal Senato anche per il futuro. Io avrei preferito la faccenda si chiudesse”.
Sagge parole di un uomo intelligente, previdente, profondo conoscitore del diritto. Tutto il contrario degli avversari politici di Salvini che, invece, si stanno infilando in un vicolo cieco.