Naufragio nel Mediterraneo, per le Ong ci sono centinaia di dispersi
A bordo del gommone naufragato in queste ore nel Mediterraneo, sulla rotta Libia-Italia, «c’erano 120 persone». A dirlo all’Oim sono i tre superstiti, due sudanesi e un gambiano, ora a Lampedusa, portati lì dalla Marina Militare. «Ci hanno raccontato che su quel gommone, partito dalla Libia la notte di giovedì 17, c’erano circa 120 persone. Dopo 10-11 ore di navigazione il gommone ha cominciato a sgonfiarsi e affondare. Le persone sono cadute in mare e sono affogate», dice Flavio Di Giacomo, il portavoce Oim in Italia. «I superstiti sono rimasti a galla intorno alle 3 ore, così hanno indicato anche se la percezione del tempo in quelle situazioni è sempre molto vaga», aggiunge Di Giacomo. «A bordo – spiega – c’erano soprattutto migranti dell’Africa occidentale subsahariana. Dieci donne tra cui una ragazza incinta e due bambini di cui uno di soli due mesi».
Salvini: “Naufragio prova che i porti aperti causano morti”
Ai tre migranti soccorsi dalla marina militare italiana vanno aggiunti gli altri 47 soccorsi in queste ore. Sea Watch ha «appena concluso il soccorso» di 47 persone che si trovavano a bordo di un gommone. Ne dà notizia la stessa Ong su Twitter. «Ora sono tutti a bordo, al sicuro», viene precisato. «Il naufragio di queste ore è la dimostrazione che se riapri i porti, che se permetti che tutti vaghino nel mar Mediterraneo imponendo le loro leggi alla faccia dei leggi dei singoli Paesi, ritornano i morti. Quindi no, no, no, cuori aperti per chi scappa davvero dalla guerra ma porti chiusi, per Ong, trafficanti e tutti gli altri». Lo dice il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, durante una diretta Facebook.