Mafia, sangue e arresti. Parla un pentito e si autoaccusa di due omicidi
L’indagine che ha portato all’arresto di tre persone, accusate di due omicidi di mafia nel palermitano, «rappresenta una tranche dell’operazione Talea, eseguita il 5 dicembre del 2017 nei confronti degli esponenti dei mandamenti mafiosi palermitani di Resuttana e di San Lorenzo. Nell’ambito dell’operazione erano state intercettate alcune conversazioni in cui Sergio Macaluso effettuava riferimenti alla sua partecipazione ad alcuni gravi fatti di sangue». A seguito della successiva collaborazione, lo stesso Macaluso si è autoaccusato dei due omicidi e ha rivelato «le motivazioni, il mandante, i complici materiali e le relative modalità di esecuzione», come spiegano gli inquirenti. È così emerso che «i delitti erano inquadrabili nella scalata al vertice della famiglia mafiosa di Partinico ed erano stati commissionati da Francesco Lo Iacono a Sergio Macaluso per vendicare l’omicidio di Maurizio Lo Iacono, avvenuto a Partinico il 3 ottobre 2005», dicono gli investigatori. L’indagine ha potuto ricostruire le motivazioni da cui erano scaturiti i delitti, e cioè la «vendetta del mandante Francesco Lo Iacono e dell’attuale collaboratore di giustizia Sergio Macaluso per l’omicidio di Maurizio Lo Iacono, rispettivamente zio e fratellastro», spiegano i pm della Dda.
Mafia a Palermo, le ammissioni
Il collaboratore di giustizia Sergio Macaluso, secondo gli inquirenti, «aveva commesso l’omicidio di Giuseppe Lo Baido con la complicità del cognato Corrado Spataro e l’omicidio di Giuseppe Cusumano con la complicità dell’altro cognato, Domenico Spataro, il quale aveva sostituito il fratello Corrado che, in quel momento storico, era agli arresti domiciliari». La prosecuzione dell’indagine, attraverso numerose attività di intercettazioni autonome, «hanno riscontrato pienamente le dichiarazioni di Sergio Macaluso, permettendo di acquisire ulteriori e univoci elementi indiziari che collimavano con la scena del crimine e con le indagini tecnico-scientifiche effettuate nell’immediatezza dei fatti». Un altro pentito, Domenico Mammi, ha rilasciato ulteriori dichiarazioni «che risultavano nel merito di segno concorde rispetto a quelle fornite da Macaluso», spiegano gli investigatori. Lo Iacono e Corrado Spataro erano già reclusi in istituti penitenziari poiché arrestati nell’ambito delle operazioni Talea e Talea 2, in quanto ritenuti rispettivamente responsabili di danneggiamento a mezzo incendio aggravato dalle modalità mafiose e associazione mafiosa ed estorsione aggravata dalle modalità mafiose; mentre Domenico Spataro, incensurato, è stato catturato nel corso della notte in provincia di Agrigento.