L’omaggio di Luca Traini a Pamela dal carcere: «Ricordare perché non accada più»

29 Gen 2019 16:30 - di Redazione
Pamela Mastropietro

Luca Traini, il ragazzo di Macerata che volle vendicare la morte di Pamela Mastropietro, la ragazza drogata, trucidata, smembrata a pezzi e infilata in una valigia dallo spacciatore nigeriano, Innocent Oseghale, ricorda, nel giorno della sua morte, la povera diciottenne. E lo fa inviando un messaggio al fratello affinché lo trasmetta al suo avvocato per farlo avere ai media.
«Il lupo, Traini Luca – scrive il 28enne di Tolentino che, da incensurato, ferì sei immigrati per vendicare l’efferato omicidio della povera ragazza – vuole che in questo giorno di lutto ognuno ripensi a Pamela che poteva essere una figlia, sorella, una qualsiasi ragazza normale con delle fragilità! Caduta nelle mani di mostri senza scrupoli…Ricordare perchè non accada più. Grazie fratello Mio».

Il messaggio, scritto su un foglio di carta a quadretti da Luca Traini, detto Lupo, l’autore della sparatoria del febbraio scorso nelle strade di Macerata per fare giustizia dopo l’assassinio di Pamela Mastropietro, la giovane romana fatta a pezzi e ritrovata in due trolley abbandonati sulla strada statale nei pressi di Corridonia un anno fa, era stato «mandato al fratello – secondo il legale – affinchè mi contattasse per farlo arrivare ai media».

Accusato di strage, porto abusivo d’armi, danneggiamenti con l’aggravante dell’odio razziale e condannato a 12 anni, per vendicare Pamela fuggita dalla Comunità di recupero Pars dove si trovava in cura da ottobre e, poi uccisa, Traini aveva sparato contro un gruppo di nordafricani ferendone sei. Poi, dopo gli spari e una fuga in macchina per le vie di Macerata, aveva raggiunto piazza della Vittoria, era sceso dall’auto, si era tolto il giubbotto e, indossando una bandiera tricolore sulle spalle, aveva salito i gradini del monumento a Caduti per poi farsi arrestare.

A luglio scorso lo spacciatore senegalese Innocent Oseghale, accusato di omicidio volontario, vilipendio, distruzione, occultamento di cadavere e spaccio di droga, aveva ammesso di aver ucciso lui Pamela al termine di un rapporto sessuale consenziente in un sottopasso nei pressi dei Giardini Diaz e di averne poi smembrato il cadavere sezionandolo e nascondendolo nei due trolley ritrovati successivamente.
Oseghale aveva anche sostenuto che la povera ragazza era morta di overdose ma le analisi successive hanno poi dimostrato che Pamela è morta per le coltellate ricevute.

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