Lojacono, i parenti delle vittime: “Sono 40 anni che lo Stato non ha alcuna volontà di arrestarli”

18 Gen 2019 19:30 - di Antonio Pannullo

Alvaro Lojacono parla di complottismo sul caso Moro? “È ora di farla finita”. Lo dice Beppe Fioroni, presidente della Commissione parlamentare sul caso Moro, dopo che l’ex terrorista delle bierre, cittadino svizzero, ha accusato la Commissione paralmentare “di dedicarsi alla ricerca di complotti”. “Il parlamento – ricorda Fioroni – ha approvato all’unanimità una relazione su fatti e prove certe, senza nessun complotto o interpretazione stravagante”. “È sempre più chiaro – conclude l’esponente del Pd – che la verità su Moro sia stata circoscritta in un campo di verità dicibili, attribuendo a pochi le responsabilità di tanti”. E nega quanto detto dall’omicida di Mikis Mantakas: con Lojacono “noi eravamo disponibili anche a una rogatoria, ad andare noi in Svizzera, queste verità poteva dirle da lì. Non c’era bisogno di farsi riarrestare per parlare”. “Con lui abbiamo avuto uno scambio epistolare”, ricorda Fioroni: “Ci ha spiegato che non intendeva rispondere alle domande perché, come risulta dagli atti, aveva scontato la sua pena con la giustizia elvetica”. Ma Lojacono insiste nel suo atteggiamento sprezzante: “Non vedo perché parlare con chi mi considera ancora oggi terrorista e nemico pubblico. Che non sono”. Così l’ex Br risponde in un’intervista a chi gli chiede cosa contesta della lettura odierna dei fatti degli anni di piombo. “Ho avuto un contatto con l’ultima commissione parlamentare italiana sul caso Moro – spiega l’ex Br -, che ha purtroppo mancato l’occasione, scegliendo di dedicarsi alla ricerca di complotti”. Parlare di quei fatti però, assicura, “non è un tabù”, ma, spiega, “ne parlo con storici e ricercatori con cui si può discutere, solo lontani dalla propaganda e dalle fake-news si può ritrovare un senso storico”.

Sandro Leonardi: “Se Lojacono vuole scontare la sua pena, venga in Italia”

Durissima la reazione dei parenti delle vittime: “Ho letto l’Adnkronos e sono rimasto senza parole. Lojacono venisse in Italia, se vuole scontare davvero la sua pena. E se no, se ne resti in Svizzera come fa da quarant’anni e ci lasci in pace”. A parlare all’Adnkronos è Sandro Leonardi, figlio di Oreste, il capo della scorta di Aldo Moro trucidato in via Fani il 16 marzo 1978 con Francesco Zizzi, Raffaele Iozzino, Giulio Rivera e Domenico Ricci dal commando brigatista di cui faceva parte anche Lojacono, poi riparato in Svizzera e diventato cittadino elvetico. “A Lojacono e a tanti altri, Casimirri in testa, dico che è finita la pacchia”, aggiunge Leonardi, secondo cui l’arresto di Cesare Battisti in Bolivia dimostra che per catturare i terroristi latitanti “basta la volontà”. “E sono 40 anni che lo Stato non ha alcuna volontà. Ce ne fosse uno che sta in galera, nonostante abbiano cinque, sei ergastoli per uno”, dice con la voce piena di dolore. “Forse Lojacono ha ragione, lo Stato ha paura – ragiona Leonardi – perché questo è il problema, tutta questa gente sa verità indicibili… Ma io dico dopo 40 anni che cosa c’è da aver paura?”. “Io sono 40 anni che sto scontando il mio ergastolo – afferma con rabbia il figlio del capo scorta di Moro – A me hanno tolto un padre che avevo 20 anni. Con che diritto? Mio padre era come il padre di questa gente, era nei carabinieri per guadagnarsi la pagnotta, mica per fare l’eroe…”. “Che vorrei dopo 40 anni? Vorrei che finalmente le parole fossero trasformate in fatti – prosegue Leonardi – Di politici in tv con la divisa ne ho le scatole piene… Se davvero sono in grado, tanto di cappello, ma agiscano, la pubblicità non mi interessa. Questi assassini ora li voglio vedere marcire in galera”.

Ciro Iozzino: “Chi ha protetto Lojacono e gli altri?”

“Lojacono? E’ un altro che non ha mai pagato. Io credo che una persona quando commette una strage di quel tipo dovrebbe scontare la pena nella terra dove ha commesso il reato e quindi in Italia, non all’estero, dove ha una residenza di comodo”. Ciro Iozzino, fratello di Raffaele Iozzino, uno dei cinque agenti della scorta di Aldo Moro uccisi nell’agguato di via Fani, commenta così all’Adnkronos le dichiarazioni l’ex Br Alvaro Lojacono, condannato tra l’altro per la strage di quel 16 marzo 1978. “Se c’è un ergastolo da scontare – aggiunge Iozzino – lo sconti nelle carceri italiane come è giusto”. “Poi il mio pensiero va anche ad Alessio Casimirri, vorrei sapere chi lo ha favorito”, si chiede Iozzino. “Fino ad oggi non è rientrato in Italia e non ha scontato neanche un giorno – sottolinea – Ci preme sapere perché gode di questa protezione in questo Paese straniero. Non so se lo Stato ha fatto qualcosa, se ha insistito per chiedere l’estradizione. Per fortuna c’è la giustizia divina, a quella non si può sottrarre nessuno”.

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