Il M5S naufraga sulla Diciotti: lo psicodramma grillino sul processo a Salvini

31 Gen 2019 12:42 - di Viola Longo
Il caso Diciotti rischia di far esplodere il M5S, che non si era mai trovato così in difficoltà come davanti al rebus dell’autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini. Non c’è livello delle file grilline che non sia spaccato, diciamo anche lacerato, al proprio interno. Nel governo, che ha individuato come exit strategy la linea dell’assunzione di responsabilità collettiva, c’è chi dice – come il sottosegretario all’Interno, Carlo Sibilia – che Salvini deve essere assolutamente processato. A livello di vertice sono scesi in campo tutti i “pezzi da novanta”, assi nella manica come Alessandro Di Battista compresi, ma è nota a tutti l’ostilità di Roberto Fico a un voto contrario al processo. Nella compagine parlamentare poi è il caos totale, con alcuni deputati e senatori che si rimangiano in fretta e furia chat forcaiole e altri, come Paola Nugnes, non a caso vicina a Fico, che minacciano l’uscita dal movimento. Meglio sorvolare, infine, su ciò che sta avvenendo nella base, tra solida fedeltà al governo e assoluta ortodossia del “vaffa”. E non bastano le riunioni segrete a tenere insieme i pezzi.

La memoria del governo «è quasi conclusa»

Quella presa dal governo sul caso Diciotti «è stata una decisione collegiale, e quindi deve essere collegiale anche la responsabilità. Non l’ha presa solo Salvini, non può essere processato solo lui. Sono responsabile anche io, con lui e con Di Maio», ha ribadito il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli, ai microfoni di Radio Anch’io, assicurando che la stesura di una memoria da consegnare alla Giunta per le autorizzazioni del Senato «è quasi conclusa». Toninelli, dunque, continua a puntellare la linea della responsabilità condivisa, sebbene resti quanto mai scivolosa.

La fronda ortodossa, che si ispira a Fico

Confermata nel corso di una riunione segretissima, tenuta l’altra notte in un appartamento privato, la linea della responsabilità condivisa da ieri avrebbe dovuto essere quella ufficiale e unitaria. Avrebbe dovuto, ma non lo è diventata. Costringendo i suoi sostenitori a una serie di precisazioni e, di fatto, appelli alla ragionevolezza. «Qui non si tratta né di una immunità né di un “salva-Salvini”. Si decide se legittimare o meno un atto di governo compiuto da un ministro», hanno fatto sapere in giornata “autorevoli fonti”. Senza, per altro, ottenere il risultato sperato. «Se il caso andrà in aula, noi voteremo assolutamente sì. Il M5S non ha mai negato il processo a un politico», sono state le parole di Sibilia, che da sottosegretario condivide i ruoli di governo, mentre la senatrice Nugnes ha assicurato che se votano no al processo a Salvini, «non escludo l’addio al movimento».

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