Il giornalista Andrea Colombo: il processo di Bologna è la “fogna della giustizia italiana”
Riceviamo da Massimiliano Mazzanti e volentieri pubblichiamo
Caro direttore,
ha picchiato duro, durissimo Andrea Colombo – storico giornalista de “il Manifesto” e scrittore di vaglia -, comparando la mobilitazione per Cesare Battisti dei “garantisti a senso unico” col silenzio che il sistema mediatico nazionale mantiene sul processo contro Gilberto Cavallini, al punto da fargli esclamare: “La fogna della giustizia italiana, il punto più basso mai toccato, è Bologna”. A far perdere intellettualmente le staffe a Colombo è stata, in particolare, la notizia della possibile incriminazione di Stefano Sparti, il quale, “avendo smentito il padre, cioè il pentito meno credibile della storia”, viene spaventato con la minaccia addirittura di un’incriminazione per depistaggio.
Per Colombo si è tornati alla guerra per bande
Richiesto di approfondire ciò che pensa sul processo Cavallini, Colombo risponde manifestamente amareggiato: “C’è stato un momento, dopo che noi de “il Manifesto” avevamo assunto in splendida solitudine una posizione garantista verso Francesca Mambro e Giusva Fioravanti, in cui buona parte della Sinistra – ricordo Rossana Rossanda, Erri De Luca, ma anche lo stesso Fausto Bertinotti e innumerevoli altri – sembravano aver abbandonato gli atteggiamenti pregiudiziali di contrapposizione, del tipo “sono fascisti, non ce ne dobbiamo interessare, tanto sono colpevoli comunque”. In uno sforzo teso, invece, a fare chiarezza su tutta la recente storia, anche quella delle pagine più oscure, del nostro Paese. Oggi, invece, bisogna registrare una sorta di regressione mediatica e culturale, dove ciascuno è tornato a mettersi nella sua barricata”. Insomma, si è tornati a una sorta di guerra per bande? Secondo Colombo, “sì e non si capisce chi potrà mai trarre giovamento da tutto questo. Certamente, col processo Cavallini, si perderà l’ennesima possibilità di scoprire veramente qualcosa di nuovo sui misteri della Strage di Bologna; la sentenza, potrei scommetterci adesso, non darà alcun contributo di verità. Qualcosa di interessante emerge dalle varie fasi del dibattimento, magari apparentemente secondarie, ma che sfuggono ai più, all’opinione pubblica, mentre meriterebbero ben altro risalto”. Di chi è la colpa di questa regressione che sembra far ripiombare l’Italia in un clima che si pensava estinto definitivamente? “Un po’ di tutti: della Destra italiana che ha cominciato troppo tardi a occuparsi seriamente di queste vicende, tradendo un imbarazzo che non ha giovato nemmeno a se stessa; ma temo che oggi ci siano più colpe nella Sinistra che rispolvera un “antifascismo militante” politico e culturale che confonde e non aiuta a comprendere ciò che è accaduto negli anni ’70 e ’80”.