Igor il russo confessa (quasi) tutto: “Dovevo sdraiare quei poliziotti”

30 Gen 2019 17:13 - di Redazione

Ho sparato a Ravaglia perché aveva una pistola in mano. Poi ho sparato a Verri senza guardare se era armato perché per me era un poliziotto pure lui e dovevo sdraiare tutti e due”. C0sì Igor il russo, al secolo Norbert Feher, accusato di sei omicidi tra Italia e Spagna, in video collegamento dal carcere di Saragozza, nel corso dell’udienza oggi a Bologna. Lo riporta su Fb Francesca Verri, figlia di una vittima, presente in aula.

I delitti di Igor il russo del 2017

Francesca Verri è la figlia di Valerio, guardia ecologica volontaria uccisa l’8 aprile 2017 a Portomaggiore, nel Ferrarese, mentre era di pattuglia con l’agente di polizia provinciale Marco Ravaglia, rimasto gravemente ferito nell’agguato. Francesca è in aula insieme al fratello Emanuele e a Ravaglia stesso.

L’imputato ha risposto alle domande delle parti per quasi due ore, collegato in video dal carcere di Saragozza. Giubbotto blu e camicia bianca, sbarbato, Feher è apparso a chi lo ha visto molto sicuro di sé nelle risposte che ha dato e nel dichiarare che non avrebbe risposto ad alcune domande. Il processo procede con il rito abbreviato semplice e il 25 marzo c’è la discussione, con la requisitoria del pm Marco Forte e le arringhe di parti civili e difesa. Igor ha invece detto di non c’entrare nulla con la rapina alla guardia giurata Piero Di Marco, il 30 aprile 2017 a Consandolo (Ferrara) né con l’omicidio del metronotte Salvatore Chianese, nel dicembre 2015 a Ravenna, un ulteriore e precedente delitto per cui è sospettato dalla Procura della città romagnola.

“Non tradirò mai gli amici”

“Non tradirò mai gli amici”. Questo il concetto espresso da Feher nell’interrogatorio nell’udienza in tribunale a Bologna. Igor avrebbe ammesso la responsabilità degli omicidi di Davide Fabbri e Valerio Verri, dicendo però di aver sparato perché messo alle strette. L’imputato ha anche fatto riferimento a un “codice” nelle azioni e a regole che gli impediscono di dare informazioni su chi lo ha aiutato nella fuga dall’Italia alla Spagna, dove è stato arrestato a dicembre 2017 dopo otto mesi di latitanza.

Si è fatto catturare per recuperare una bibbia

Dopo l’omicidio dell’allevatore José Iranzo nelle campagne dell’Aragona, Igor rimase in zona e non fuggì subito perché voleva recuperare la sua Bibbia, lasciata in un covo. Lo ha spiegato il serbo Norbert Feher nell’interrogatorio davanti al Gup di Bologna Alberto Ziroldi, collegato in videoconferenza dal carcere di Saragozza. In seguito al primo assassinio spagnolo, Igor tornò dunque sui propri passi e uccise anche due agenti della Guardia Civil, prima di essere arrestato il 15 dicembre, trovato svenuto ai margini di una strada dove aveva fatto un incidente stradale. L’elemento della Bibbia conferma la forte religiosità dichiarata dal killer anche nelle sedute con gli psicologi che hanno avuto colloqui con lui in Spagna. Igor non ha fornito dettagli particolari sulla sua latitanza: “La natura è casa mia”, avrebbe semplicemente detto, spiegando come ha fatto a rimanere nascosto per tanto tempo, sfuggendo a un’imponente caccia all’uomo.

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