Diciotti, il Viminale ai pm: sbarco bloccato per il rischio terrorismo. E Conte: io responsabile

29 Gen 2019 23:47 - di Roberto Frulli
NAVE_DICIOTTI_GUARDIA_COSTIERA_SALVINI

«C’era la possibilità che a bordo della Diciotti ci fossero infiltrazioni terroristiche e o criminali» ed è questo il motivo per cui il pattugliatore d’altura CP941 classe Dattilo della Guardia costiera italiana Ubaldo Diciotti non venne autorizzato dal Viminale a far sbarcare i 177 immigrati a bordo mentre si trovava ancorato alle banchine del porto di Catania.

Sono stati i funzionari del Viminale, di fronte ai magistrati siciliani, a spiegare come andarono effettivamente le cose «anche se la ricostruzione del Tribunale dei Ministri – sostengono dal ministero dell’Interno – non ne ha tenuto conto».

E, intanto, il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, si prende la responsabilità politica della decisione di non far sbarcare i 177 immigrati che erano sulla Diciotti.

Ma andiamo con ordine. Alcune fonti del Viminale non meglio precisate, interpellate dall’Adnkronos, spiegano, per prima cosa,  come si è arrivati alla richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti del ministro dell’Interno Matteo Salvini, giunta nelle scorse ore in Senato.

«Il rischio di infiltrazioni era emerso più volte – avrebbero spiegato ai magistrati siciliani i funzionari del Viminale chiamati a chiarire la vicenda della Diciotti – anche in occasione del Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblico che si era svolto pochi giorni prima in Calabria».

Inoltre «un caso era emerso, per esempio, il 24 giugno 2018» dopo che «due tunisini erano sbarcati a Linosa ed erano risultati già espulsi dall’Italia nel 2015 per orientamenti filo-jihadisti».

In definitiva il Viminale aveva ritenuto, per questioni di sicurezza, di congelare lo sbarco dei 117 immigrati dalla Diciotti. Una decisione politica dell’esecutivo che davvero non si capisce come possa essere messa in discussione dalla magistratura, cioè dal potere giudiziario.

Quanto al teorema dei magistrati secondo il quale gli immigrati sarebbero stati “sequestrati” sulla Diciotti, i funzionari del Viminale hanno smentito, in maniera fattuale, questa circostanza.

«Relativamente all’accusa di sequestro i magistrati parlano di gravi condizioni psico-fisiche dei migranti a bordo. Eppure – obiettano dal Viminale mettendo nel sacco i magistrati – quando fu dato il via libera allo sbarco dei minori (22 agosto), gli extracomunitari decisero di restare volontariamente a bordo per terminare un rito religioso per circa due ore, dalle 20,30 alle 22,30».

«Da notare – aggiungono le fonti del Viminale – che proprio la presenza di minori “sequestrati” aggrava la posizione del ministro. Gli stranieri erano così stremati da potersi permettere di rifiutare, nel giro di pochissimi giorni, l’accoglienza. La maggior parte di loro lasciò i centri, preferendo frequentare organizzazioni opache come Baobab con l’obiettivo di lasciare il Paese e far perdere le proprie tracce. Alimentando la possibilità di essere associati a percorsi criminali».

Come detto, in serata sulla vicenda della nave Diciotti è intervenuto il premier Conte per assumersi la responsabilità politica della decisione per la quale la magistratura sta tentando di trascinare Salvini in Tribunale: “Mi sento e mi devo assumere la piena responsabilità politica di quello che è stato fatto e in particolare della vicenda Diciotti“,ha detto Conte a Nicosia. Questa vicenda, “se l’avessi ritenuta illegittima, sarei intervenuto”. Il caso, ha ribadito, “rientra nella linea politica sull’immigrazione seguita dal governo. Sicuramente non mi sento estraneo a questa vicenda. La linea politica è quella del governo. Non può essere estranea alla logica e all’azione concreta perseguita dal governo”.

Una vicenda che “si inquadra nell’ambito della politica sulle migrazioni perseguite dal Governo. Io sono la massima autorità di Governo – ha detto Conte – e quindi sono responsabile di questa politica. Mi sento e mi devo assumere la piena responsabilità politica di quello che è stato fatto”.

Comunque, ha aggiunto, “non sarò io a suggerire ai senatori come devono votare, anche perché dal punto di vista tecnico, date le premesse, mi sento in conflitto di interessi. Mi sento e mi assumo la piena responsabilità politica della vicenda Diciotti: non possono giudicare me stesso. Saranno i senatori che giudicheranno la linea politica del governo”.

Una presa di posizione netta che ha indotto perfino un grillini radicale come Di Battista a scendere in campo al fianco di Salvini giudicando la dichiarazione di Conte “un atto molto importante”.

”Considero – ha aggiunto Di Battista che era ospite di “Porta a Porta” – che non sia giusto processare esclusivamente Salvini per questa questione” ha proseguito a proposito della richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti del ministro Salvini. “Ritengo che il presidente Conte debba fare un atto formale, scrivere una documentazione nei confronti del Tribunale dei ministri e della giunta” per le autorizzazioni “che attesti il fatto che quella decisione” è stata “un atto di governo condiviso”.

Dal canto suo Salvini ha fatto sapere che si recherà personalmente alla Giunta delle elezioni e delle immunità per esporre la sua ‘difesa’ di fronte alla richiesta di processo per la vicenda della nave Diciotti, anziché limitarsi a inviare una memoria: “In giunta ci vado io”, ha detto.

“Quando mi chiameranno certo andrò, è mio dovere” ha detto il vice premier lasciando palazzo Madama.

La prima seduta della Giunta delle elezioni e delle immunità è fissata per mercoledì alle 11.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *