Che c’azzecca processarlo: io non l’avrei fatto. Di Pietro dalla parte di Salvini sul caso Diciotti
Non condivido la linea di Matteo Salvini, ma non lo processerei per la Diciotti: l’ex magistrato Antonio Di Pietro “difende” il ministro dell’Interno e spariglia le carte date dai mazzieri buonisti al tavolo sui migranti, una partita delicata e difficile di cui l’ex pm di Mani pulite non condivide la decisione del Tribunale dei ministri di Catania di chiedere l’autorizzazione a procedere contro il vicepremier leghista. E sul punto aggiunge pure: «Quello che deciderà il Parlamento su Salvini lo dovremo rispettare in ogni caso».
Di Pietro sul caso Diciotti: io non processerei Salvini
Ospite ai microfoni di Radio Cusano Campus, nella trasmissione L’Italia s’è desta, Di Pietro – la cui intervista è stata ripresa da Il Giornale in un argomentato servizio – prima riconosce che «il problema di come gestire la politica migratoria a livello europeo esiste davvero», poi entra nel merito del caso Diciotti in particolare e, dissociandosi dalla decisione del Tribunale dei ministri di Catania che ha chiesto l’autorizzazione a procedere contro il titolare del Viminale, prende posizione a favore di Salvini sostenendo che lui, in veste di togato, non l’avrebbe processato, poi, argomentando nel dettaglio giuridico e sostanziale, aggiunge: «Non è un provvedimento contro Salvini, semmai è nell’interesse di Salvini e nell’interesse delle regole istituzionali. I giudici dicono “attenzione”, qui c’è un problema da capire, se ciò che hai fatto l’hai fatto per fini politici o come atto politico. L’atto politico in sé non può essere messo in discussione dal giudice, l’atto per fini politici sì». E nella sottile distinzione in punta di termini e in punta di codice, tra «atto politico, nell’interesse del Paese, oppure atto per fini politici», l’ex pm rimarca una verità di fondo: «Vedendo anche quei parlamentari sulla nave, mi pare ci sia una strumentalizzazione complessiva, utilizzando il dramma dei migranti»…