Caos Pd: D’Alema prova a dire una cosa “de sinistra”, ma i renziani lo zittiscono
Diavolo d’un D’Alema: non fa in tempo a dire una cosa de sinistra che subito è costretto a difendersi dalle “manganellate” del servizio d’ordine renziano, il più risoluto a sbarrargli la strada del ritorno a casa. Che l’ex-premier aneli a tornare all’ovile è cosa tutta da dimostrare. Ma è bastato un mezzo endorsement in favore di Nicola Zingaretti affidato, via intervista, alla Stampa, per far scattare l’allarme rosso a Largo del Nazzareno. L’attuale presidente della regione Lazio è il più accreditato a vincere ala sfida interna del prossimo 4 marzo. D’Alema l’ha fiutato e ha prenotato il biglietto di ritorno: «Speriamo che il congresso dia a Zingaretti la forza di aprire un nuovo corso politico. Credo, da osservatore semplice tesserato di Articolo uno, che se c’è una svolta nel Pd si possa riaprire una prospettiva di dialogo a sinistra».
D’Alema spera nella vittoria di Zingaretti
Com’era prevedibile, le parole del lìder maximo hanno riacceso lo scontro interno. A farle rimbalzare sono soprattutto i renziani, ufficialmente senza candidati diretti alle primarie ma ben spalmati in ogni direzione, tranne forse in quella che fa capo proprio a Zingaretti. Sicuramente vicino all’ex-Rottamatore è Roberto Giachetti, cui il ruolo di terzo incomodo tra Zingaretti e l’ex-ministro Martina alle primarie è riuscito solo in parte: «Per una volta voglio ringraziare D’Alema – ha polemicamente tuittato – perché con la sua intervista ha chiarito, al di là di reticenze e ipocrisie, il loro progetto e la vera posta in gioco alle primarie Pd. Se vince Zingaretti tornano loro e torna la ditta, se vinciamo noi no».
I seguaci del Rottamatore: «Con lui torna la ditta»
Il riferimento alla ditta (copyright Bersani) si legge anche nel tweet di Andrea Marcucci, capogruppo dei senatori del Pd: «L’endorsement di D’Alema – vi si legge – rende tutto abbastanza chiaro. Abbiamo bisogno di futuro, non di un’altra ditta dieci anni dopo». Rispondendo ad una sua follower che l’implorava di «lasciar fuori D’Alema», Carlo Calenda ha scelto invece l’ironia: «La cosa bella di D’Alema – ha scritto nel consueto tweet – è che puoi sempre contare sul fatto che si lasci fuori da solo. Il motto è “dopo di me il diluvio”».