Bce, Draghi: «Economia più debole del previsto. Ma dalla Brexit effetti limitati»

24 Gen 2019 17:57 - di Michele Pezza
Draghi

Nessuna decisione, tante notizie. Si può sintetizzare così la riunione odierna del consiglio direttivo della Bce, una delle ultime dell’era Draghi, appositamente convocata per fare «valutazioni» sugli scenari prossimi venturi alla luce dei tanti interrogativi sospesi sull’economia europea e mondiale: dall’andamento dell’economia dell’area euro rivelatasi «più debole del previsto» alle conseguenze della Brexit, all’allarme lanciato dal Fmi sul rischio di un “contagio” italiano passando per l’analisi del debito pubblico dell’Eurozona e di quella dell’inflazione, da tenere bassa «ma sempre prossima al 2 per cento».

Draghi non vede in recessione Italia e Germania

È un quadro in chiaroscuro quello tratteggiato da Draghi nella rituale conferenza stampa. Tra le notizie rassicuranti alcune ci riguardano da vicino. Come quella che vuole le economie di Germania e Italia abbastanza distanti dall’ipotesi recessione. «Non lo consideriamo un evento probabile», ha spiegato Draghi. O come quella che ha escluso una nuova crisi bancaria su scala globale: «Questa volta i bilanci delle banche sono più forti e anche l’intero settore è molto più solido», ha sottolineato il governatore non senza prima evidenziare come «ci sono le condizioni per le banche per continuare a erogare credito». La stessa Italia, data per malata grave dal Fmi, è stata interessata solo da «un leggero irrigidimento» nell’erogazione del credito e senza rischio contagio per l’Europa. Pollice su (ma non riguarda noi) anche per il debito pubblico complessivo («è quello che mi interessa»), il cui totale è in calo dal 2014. La previsione di Draghi è di un’ulteriore discesa di altri 6 punti entro il 2021. Non così per lo spread, troppo condizionato da congiunture nazionali.

«Alla Bce non smaniano per sostituirmi. Forse piaccio alla gente»

Insomma, un andamento lento dell’Eurozona, dovuto in parte a fattori legati a una «domanda estera più contenuta» e in parte «a fattori specifici di Paese e di settore», cui però non dovrebbe arrecare danni la Brexit. In merito, infatti, la «valutazione» del board accenna  ad impatti «non così estesi». Quanto alla successione, Draghi ha detto di non avere «la sensazione» di un’accelerazione sulla scelta del suo successore. «Ma – ha aggiunto per sdrammatizzare – sono un po’ di parte, e poi forse alla gente piaccio». Un passaggio anche alle critiche dei politici verso le scelte della Bce: «È comprensibile che ci siano politici che protestano quando le cose non vanno bene, ma è anche comprensibile che la Bce non li ascolti».

 

 

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