Il vestito è troppo dissoluto… Attrice egiziana rischia 5 anni di carcere
L’attrice e modella egiziana Rania Youssef è stata rinviata a giudizio con l’accusa di “incitamento alla dissolutezza” per aver indossato un abito trasparente che lasciava vedere le gambe coperte da calze nere al Cairo Film Festival. Lo scrive la Bbc online. Se riconosciuta colpevole rischia fino a cinque anni di reclusione. L’attrice, 44 anni, si è scusata spiegando che non avrebbe indossato l’abito se avesse saputo che avrebbe causato problemi di questo tipo. Gli utenti social si sono divisi sul suo conto: c’è chi la insulta e chi invece difende il suo diritto ad indossare indumenti sexy.
A dispetto di quanto suggerito dalla retorica governativa – che non manca occasione di sottolineare simbolicamente come la condizione femminile nel paese sia migliorata rispetto al governo di Mohammed Morsi – la discriminazione delle donne egiziane rimane un problema tutt’altro che risolto. E come recentemente osservato da Dina al-Khawaja – professoressa presso la facoltà di Economica e Scienze Politiche del Cairo – “La condizione della donna nell’Egitto di al-Sisi non ha vissuto miglioramenti oggettivi: la rappresentazione politica non costituisce un indicatore attendibile della situazione generale, mentre le donne sono tanto escluse dal mercato del lavoro quanto sessualmente molestate nella sfera pubblica”. La vicenda dell’attrice Rania Youssef, nata al Cairo nel 1973, sta a dimostrare quanto il fondamentalismo sia in ancora in agguato cinque anni dopo che i militari hanno estromesso dal potere il presidente islamista Morsi.