Ultrà ucciso, la provocazione di Sgarbi: «Sono soldati in guerra, può succedere di morire»

28 Dic 2018 9:53 - di Marta Lima

L’ultrà è la parte militare del tifo e in guerra si muore”. Vittorio Sgarbi, critico d’arte, sindaco di Sutri e da sempre voce fuori dal coro, commenta così la morte dell’ultrà interista Daniele Belardinelli fuori dallo stadio San Siro . «Nessuna morte è lecita – dice all’Adnkronos – né quella in guerra né quella degli Stati che hanno la pena di morte. Ciononostante, la guerra esiste ed esistono gli ultrà che sono arbitrariamente violenti se la loro azione è messa in atto contro spettatori ‘civili’. Se tu sei un ultrà e combatti con spirito militare e intendi il tifo con spirito militare – argomenta Sgarbi – allora sei un soldato che combatte in guerra contro un altro soldato e puoi morire. Un soldato che va in guerra di certo non vuole morire ma lo mette in conto».

«Certo – evidenzia Sgarbi – la morte è un errore grave ma è determinata da uno stato di guerra, da una reciprocità. Poteva morire l’ultrà di una squadra opposta». La morte di questo ultrà, in sostanza, è “triste e grave” secondo Sgarbi ma è “nelle cose”.

Intanto è stato rintracciato e arrestato anche il terzo ultras dell’Inter, accusato di aver partecipato agli scontri in via Novara a Milano prima di Inter-Napoli. Anche per lui come per i due arrestati in precedenza l’accusa è di rissa aggravata e di lesioni.

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