Regeni, 5 ufficiali dei Servizi egiziani indagati dalla Procura di Roma
L’ipotesi di reato è quella di concorso in sequestro di persona: con questa accusa la Procura di Roma ha iscritto cinque persone nel registro degli indagati nell’ambito dell’inchiesta sul sequestro e uccisione di Giulio Regeni, il giovane ricercatore friulano scomparso il 25 gennaio 2016 e trovato morto pochi giorni dopo in Egitto, sulla strada che collega il Cairo con Alessandria d’Egitto. Si tratta in particolare di ufficiali appartenenti ai servizi segreti civili egiziani, il Dipartimento Sicurezza nazionale, e della polizia investigativa, il Siis, lo State Security Investigations Service, che, secondo quanto ricostruito dalle indagini dei carabinieri del Ros e dello Sco della polizia di Stato, avrebbero avuto un ruolo nella vicenda.
Tra le persone alle quali il procuratore capo Giuseppe Pignatone e il sostituto Sergio Colaiocco contestano il reato di concorso in sequestro di persona per la cattura, la tortura e l’omicidio di Giulio Regeni ci sono vertici funzionari dei servizi segreti egiziani. In particolare si tratterebbe del generale Sabir Tareq, i colonnelli Usham Helmy e Ather Kamal, il maggiore Magdi Sharif e l’agente Mhamoud Najem.
La decisione della Procura di Roma di procedere all’iscrizione dei cinque ufficiali nell’ambito dell’inchiesta sulla morte di Giulio Regeni rappresenta un punto di svolta nelle relazioni giudiziarie ma anche diplomatiche fra Italia ed Egitto.
Proprio nei giorni scorsi la Procura della Capitale aveva impresso un’accelerazione alle procedure di indagine irritando le autorità giudiziarie e politiche del Cairo che stanno tirando alla lunga la questione. Appoggiata dalla Farnesina, che sarebbe pronta a chiedere alla Comunità Europea un’azione legale contro l’Egitto, la Procura guidata da Pignatone va così allo scontro con a la Procura generale che non ritiene siano state finora raccolte prove sufficienti per perseguire i sospettati.
«Sono tre anni che aspettiamo: voglio mantenere buoni rapporti con l’Egitto e faccio di tutto per avere buoni rapporti economici, culturali, commerciali e sociali con un Paese amico, ma da italiano e da padre – il ministro dell’Interno Matteo Salvini, al termine della cerimonia nella basilica di San Giovanni in Laterano, per la festa di Santa Barbara patrona della Marina Militare e dei Vigili del Fuoco – aspetto nomi e cognomi dei colpevoli, perché tre anni mi sembrano sufficienti».
E domani alle 17, nella sede della Federazione nazionale della Stampa italiana, si terrà una conferenza stampa, promossa dalla famiglia Regeni assieme alla loro legale, Alessandra Ballerini e al consulente al Cairo della famiglia Regeni, Ahmed Abdallah, per fare il punto circa sulle indagini per il sequestro, le torture e l’omicidio di Giulio Regeni.