Pensioni: così i Robin Hood de’ noantri a 5 Stelle realizzano il sogno comunista…

20 Dic 2018 16:06 - di Giancarlo Cremonini

Vi ricordate la storiella che ci è stata ossessivamente ripetuta da Di Maio e Salvini come un mantra da luglio fino a ieri sul taglio alle pensioni d’oro? “Toccheremo solo la parte retributiva, cioè quella non giustificata da contributi effettivamente versati. La parte contributiva non sarà toccata”. Ve lo ricordate? Ebbene, tutte bugie, tutte menzogne. Infatti il maxi emendamento presentato ieri al parlamento prevede un taglio secco per tutte le pensioni oltre i centomila euro senza distinguere tra parte retributiva e parte contributiva. La lingua italiana è molto ricca e ben si presta per essere manipolata. Noi possiamo anche usare degli eufemismi per mascherare o dissimulare la realtà e la sostanza delle cose. Il taglio alle pensioni lo possiamo anche chiamare contributo di solidarietà ma sempre uno scippo resta e per quanto il governi cerchi di mascherarlo con nobili finalità sempre una porcata è perché va a scippare i soldi che i pensionati hanno faticosamente accumulato in decenni di lavoro per darli ai fannulloni e a chi non ha mai pagato nulla di contributi all’Inps. Un vero e proprio esproprio proletario. Questo cosiddetto contributo di solidarietà assomiglia sempre di più allo scippo dei risparmi degli italiani messo in atto da Amato all’inizio degli anni novanta, ma con tre differenze fondamentali. All’epoca di Amato l’Italia stava per andare in default ed i soldi servivano a mantenere in vita il Paese mentre oggi servono per dare aiuti di stato a fondo perduto a chi ha votato Cinque Stelle. Il contributo di Amato era dello zero sei per cento mentre oggi si arriva fino al quaranta per cento. Ed infine il contributo di Amato era una tantum mentre lo scippo alle pensioni del Governo del Popolo è per cinque anni. Quindi possiamo dire che quello che sta facendo questo governo ai danni dei pensionati è infinitamente più odioso di quello che fece Amato. Certo, molti italiani diranno ma a me che me ne frega, io sono sotto i centomila euro. Ma non c’è da stare molto tranquilli. Infatti, una volta stabilito il precedente nessuno potrà impedire, in futuro, ai neo Robin Hood dei Cinque Stelle di abbassare l’asticella a cinquantamila o anche a trentamila euro andando in tal modo a colpire le pensioni di milioni di italiani. E nulla toglie che in futuro questo spirito “redistributivo” portato avanti con forza da Di Maio venga applicato anche ai depositi bancari con prelievi forzosi che potrebbero colpire i più ricchi per dare ai più poveri. Una volta qualcuno disse a D’Alema di fare qualcosa di sinistra. Di Maio e Salvini lo stanno facendo veramente. Quello che è stato il sogno di generazioni di comunisti di togliere i soldi a chi li ha e se li è onestamente guadagnati per prenderseli loro si sta avverando con la finanziaria del governo del popolo. Il governo espropria i soldi a un certo numero di pensionati per darli ai meno abbienti. In attesa di estendere il trattamento a platee più ampie di pensionati e, perché no, anche alle fasce più abbienti dei lavoratori. In conclusione va detto che questa politica che tende a spostare ricchezza del ceto medio produttivo a quello clientelare e improduttivo e dal nord al sud è perfettamente razionale e logica ed anche elettoralmente pagante per il Movimento 5 Stelle che ha il suo bacino elettorale nel meridione fra i disoccupati, i sottoccupati e i precari. Quello che lascia veramente sbigottiti e con l’amaro in bocca è che la Lega, partito di centro destra rappresentante dei ceti medi produttivi, della borghesia, dell’artigianato, della piccola industria e del nord operoso si presti ad appoggiare misure demagogiche in stile sovietico che sono totalmente contrarie agli interessi e alle aspirazioni del suo elettorato di riferimento. La speranza in un provvidenziale ravvedimento di Salvini e della Lega resta anche se, col passare dei giorni, tale speranza purtroppo diventa sempre più flebile.

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