Oseghale senza ritegno e senza pietà. Dalla cella scrive: datemi un’altra chance (VIDEO)
Oseghale ci riprova, senza ritegno, senza pietà: e dalla sua cella, in un messaggio scritto e indirizzato ai giudici per convincerli ad assolverlo, scrive e indigna: «Sono davvero dispiaciuto per quello che ho fatto, ma non ho ucciso io Pamela»… Un orrore senza fine, quello che non smetterà mai di avvolgere il caso del terribile omicidio della giovane romana, vittima della droga e dei suoi aguzzini: i pusher nigeriani che dopo averle passato la dose letale, l’hanno lasciata morire per poi smembrarne il corpo, occultato in una valigia successivamente abbandonata in strada.
Oseghale ci riprova e scrive ai giudici: datemi un’altra chance
Di quell’efferato delitto, Oseghale torna a dichiararsi innocente: e dalla cella del penitenziario in cui è rinchiuso scrive al giudice, sperando nella clemenza del magistrato, respingendo al mittente ogni accusa, pur dicendosi «dispiaciuto» per Pamela che, ribadisce, «non ho ucciso io». Dunque a detta sua, Oseghale avrebbe solo fatto a pezzi la ragazza che, ha anche l’ardire di aggiungere nella lettera – forse per scrollarsi di dosso anche l’imputazione di violenza sessuale – dimostrava a lui spesso l’amore che nutriva. «Sono davvero dispiaciuto per quello che ho fatto» – parte nella sua inquietante missiva il nigeriano in cella – poi prosegue: «Quando ho realizzato la portata del crimine che avevo compiuto sono stato malissimo», – riferisce in anteprima il servizio di Quarto Grado dedicato al caso e riportato in apertura – e si legge nel messaggio letto durante l’udienza preliminare. Poi, elevando all’ennesima potenza il livello di indignazione di chi ascolta, chiosa pure: «Chiedo perdono alla famiglia di Pamela Mastropietro e agli italiani per quanto è accaduto il 30 gennaio» e rivolegendosi alla magistratura chiede «di poter avere una seconda chance»…
E ancora: «Sono dispiaciuto. Non ho ucciso io Pamela»…
Eppure, il nigeriano Oseghale pur respingendo l’accusa di omicidio, riconosce «di averla fatta a pezzi e nascosta in due trolley per evitare di finire nei guai». Parla di rapporto sessuale consensuale con la vittima ma poi, uscito e tornato, avrebbe «visto che Pamela era già morta, era fredda. All’inizio ho pensato di chiamare un’ambulanza e non farlo è stato il mio più grande errore. Noi eravamo entrambi felici insieme, lei mi mostrava il suo amore e io lo accoglievo. Tutto ciò che chiedo è di avere un’altra possibilità e il perdono». E Pamela viene oltraggiata e offesa ancora una volta…