La Nutella diventa di destra, la foto di Salvini archivia Nanni Moretti
Miracoli dei social: è bastata una foto di Matteo Salvini con la fetta di pane e Nutella a colazione per spostare la famosa crema di cioccolato dall’immaginario della sinistra a quello della destra. Ma non sono stati i fan di Salvini a manovrare un’operazione così ardita bensì le reazioni indignate di quanti hanno criticato il ministro degli Interni per la sua merenda superficiale in ore tragiche per il Paese.
Ma riavvolgiamo il nastro: era il 1984 quando, nel film Bianca, il giovane professore Michele Apicella, alter ego del regista Nanni Moretti, affogava le sue ansie in un barattolone di Nutella. Una scena cult, che consacrava la pasta di crema gianduia quale punto di riferimento dei progressisti un po’ nevrotici e in stato di ansia perenne. Poi arrivò Walter Veltroni, anche lui associato alla Nutella per il suo voler incarnare il volto buono e rassicurante del post-comunismo. E Veltroni, a sua volta, confessò che la Nutella gli piaceva assai. Fu Gianfranco Fini, nel 2000, durante una trasmissione tv, a rivolgersi a lui intimandogli: “Basta con questo buonismo alla Nutella”. E ancor prima di lui Maurizio Gasparri aveva così catalogato il fondatore del Pd: “Veltroni si conferma un Clinton alla Nutella”. Inutilmente, il compianto Teodoro Buontempo, nell’ormai lontano 1994, aveva cercato di restituire alla Nutella il suo specifico politico: “La Nutella è di destra. Con la sua solidità dà un’idea di benessere, ma è anche fluida, colpisce la fantasia”. Ma nulla potevano le rivendicazioni di Buontempo contro il genio di Giorgio Gaber che sentenziava: “La Nutella è di sinistra, la cioccolata svizzera è di destra”. Del resto, il cinema confermava, col film Chocolat (2000), tratto da un romanzo di Joanne Harris, che la pasta di cacao, con tutte le delizie che se ne potevano ricavare, si situava nel regno della trasgressione contro la conservazione.
La Nutella diventa “cibo per razzisti”?
E invece ecco che arriva Matteo Salvini e rimette ordine nelle etichette confuse. Oggi non c’è più uno di sinistra disposto a tenere in dispensa l’odioso barattolo di cioccolata della Ferrero. La Nutella diventa un grumo nero che nasconde insidie di tutti i generi, sospettabile persino di complicità con la mafia. Non è vegana, non è salutista né salutare. Il Codacons si dice anche pronto a denunciare Matteo Salvini se non parlerà ai suoi followers dei rischi dell’olio di palma (uno degli ingredienti della Nutella). Il vicepremier non pare impressionato per nulla e anzi, il giorno dopo la foto fatale, rincara la dose: “Anche oggi ho mangiato pane e Nutella”. Miracoli dei social, appunto. Basta una foto per oscurare in un colpo solo sia Gaber che Nanni Moretti, per non parlare di Walter Veltroni. La sinistra ha abbandonato la Nutella al suo destino, le ha impresso una sorta di marchio di infamia. La destra si accinge a farne un simbolo sovranista: è o non è, infatti, uno dei prodotti made in Italy più diffusi nel mondo? Anche La Stampa, con un ficcante corsivo della rubrica Jena (Riccardo Barenghi), conferma lo slittamento ideologico: Koulibaly non mangia la Nutella. Cibo per razzisti, insomma, altro che metafora del buonismo universale…