Coni, Malagò a ruota libera contro la riforma, torna ad attaccare il governo

28 Dic 2018 19:52 - di Paolo Lami
Malagò presidente Coni

Ondeggia fra la rabbia, repressa a fatica che gli gonfia il fegato, e la celebrazione di sé stesso che gli gonfia il petto e l’ego, Giovanni Malagò, che non sa darsi pace di come il governo verde-giallo gli abbia potuto sfilare, da sotto le chiappe, in un amen, la poltrona del Coni con tutti gli annessi e connessi, soprattutto quel tesoretto di milioni di euro che venivano distribuiti alle Federazioni con una logica incomprensibile.
La riforma del Coni, che sta per essere portata a compimento dal governo Conte, – già approvata al Senato e in attesa dell’approvazione della Camera – lascia nella mani di Malagò molti meno soldi di quelli che maneggiava un tempo. E, soprattutto, pochissimo potere.
E’ come se il governo avesse sostituito il corpaccione del presidente del Coni con un suo cartonato. E’ sempre lì sulla poltrona, ma non è più lui, nel pieno dei suoi poteri. Un affronto senza precedenti per il re del generone romano.
Malagò dopo una sfuriata, più di prassi che di sostanza, ha dovuto abbozzare di fronte all’imperturbabilità di Giancarlo Giorgietti, sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio dei ministri con delega allo Sport. Ma continua a mugugnare sommessamente come il fuoco che cova sotto la cenere sperando di trovare una via d’uscita.

Coni Servizi, partecipata al 100 per cento dal ministero dell’Economia e braccio operativo del Comitato olimpico nazionale italiano, che aveva in pancia soldi e potere, viene sostituito dal nuovo ente “Salute e Sport SpA” che deciderà come e a chi distribuire i finanziamenti secondo una logica finalmente meritocratica promuovendo lo sport di base più che «quello di palazzo», come dice Giorgietti sintetizzando così il pensiero del governo Conte.
I nuovi vertici del nuovo ente saranno nominati dal ministero dell’Economia e delle Finanze su designazione dell’Autorità di governo competente in materia di sport, sentito il Coni.
Salute e Sport SpA” sarà finanziata dallo Stato con almeno 410 milioni di euro ma – ed è questo uno dei punti che hanno disturbato i sonni di Malagò – 40 milioni andranno al Coni e il resto, 370 milioni di euro, andranno alle Federazioni secondo quanto deciderà non più il Coni ma i vertici della nuova società.
Ce n’è, insomma, abbastanza perché il compassato Malagò sbotti appena c’è qualcuno a raccoglierne gli sfoghi.

«Se non cambiano le leggi non ci sarà un altro mio mandato da presidente del Coni», minaccia Malagò intervistato dall’Adnkronos, salvo poi allungare i tempi del suo addio: «dimettermi prima di Tokyo 2020? Non tradisco i miei atleti. Ma trovatemi un solo atleta o tecnico, salvo quelli diventati politici, che ha detto che questa cosa gli piace, diventerà un boomerang tremendo».
Poi lo scatto d’orgoglio: «Oggi mi sento di dire che lascerò il Coni in modo migliore rispetto a come l’ho trovato», dice con l’aria di chi pensa di essere il migliore.

Confessa di essersi sentito male, lui che ha un passato di atleta, quando ha saputo il contenuto della riforma del Coni: «all’inizio mi sono quasi sentito male. All’atto pratico non c’è una cosa cambiata in meglio, solo in peggio. È la politica», lascia cadere con l’aria di chi finge di non sapere che il Coni è politica.
«Oggi non sono neanche più arrabbiato, sono sereno – sostiene – perché penso che abbiamo fatto il possibile di fronte a una cosa non giusta. Noi restiamo convinti che diventerà un boomerang, ma io sono pronto a collaborare perché non voglio tradire il mio mondo».
Il tete à tete con Giorgietti l’ha convinto a non tirare troppo la corda. Il sottosegretario leghista gli ha ricordato che «le prime cariche del Coni, sono tutte persone che appartengono al Circolo Aniene. Sarà un caso, saranno bravi, ma, magari, c’è gente competente anche a Forlì…» avvertendo il presidente del Comitato: «Malagò mi sembra che stia esagerando nei toni e gliel’ho detto. Ne abbiamo discusso prima che prendesse questa piega. Spero che torni nei canali del buon senso».

Una speranza, a quanto pare, vana. Malagò continua a cannoneggiare sulla riforma. «C’è una volontà politica che è andata oltre un discorso di buon senso. Che senso aveva farla da subito? Questo è un quadriennio, fai partire tutto da un nuovo mandato. Non per polemica ma non riesco a capire come si possa chiamare riforma, chiamiamolo cambiamento».

Aldilà delle parole e delle terminologie, è chiaro che non si poteva continuare così, con i soldi distribuiti senza una logica alle Federazioni.
«E’ possibile una soluzione condivisa col Coni se Malagò accetta i principi della riforma», aveva avvertito Giorgietti lo scorso 20 novembre.
Ma Malagò non sembra intenzionato a cedere. E ad ogni microfono acceso torna a pungere il governo.

 

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