Web e politica, in Italia è Salvini il re del populismo della “facebooksfera”
“Oh web delle mie brame, chi è il più populista del reame?” Ma Matteo Salvini, of course. Ed è proprio così: nella classifica del social populism è il leader leghista ad essere indicato col grassetto del bold populism, cioè a tinte forti. Mentre Renzi e Berlusconi devono accontentarsi del titolo di moderate populism, anche se a modo loro anch’essi contribuiscono a consolidare il populismo nella facebooksfera italiana, che conta ben 34 milioni di attivisti sui circa 43 che navigano in internet.
Secondo uno studio delle Università di Pisa e di Milano
Sono queste, in estrema sintesi, le conclusioni dello studio Socially mediated populism: the communicative strategies of political leaders on Facebook pubblicato sulla rivista Palgrave Communications del gruppo Nature e condotto da due ricercatori delle Università di Pisa e di Milano, Roberta Bracciale e Gianpietro Mazzoleni, che da ottobre 2016 a ottobre 2017 hanno messo sotto la lente d’ingrandimento 3725 post dei principali leader politici italiani, da Salvini a Di Maio, da Berlusconi alla Meloni, a Renzi. «Nel periodo analizzato – spiega la Bracciale – i cinque leader hanno ricevuto in totale 53 milioni interazioni, fra mi piace, reazioni, commenti e condivisioni, con un minimo di 7mila interazioni per post a un massimo di 25mila per Matteo Salvini».
Analizzati i post di cinque leader politici
E proprio il criterio della condivisione che misura il grado di populismo dei vari leader. I ricercatori si sono infatti concentrati sui post più visibili, 934 in tutto (Berlusconi, 66; Di Maio, 283; Meloni, 216; Renzi, 156; Salvini, 213), i cui contenuti hanno ritenuto più riconducibili al concetto di populismo. «Abbiamo costruito un “indice di populismo” – prosegue la ricercatrice pisana – sulla base di tre indicatori: la retorica dell’appello al popolo, l’attacco all’élite e l’altro come nemico da cui abbiamo modulato una scala crescente di per definire il posizionamento dei vari leader politici». Dall’analisi è venuta fuori la graduatoria del populismo dei leader in tre fasce: “moderato“, che accomuna Berlusconi a Renzi; “soft“, che caratterizza la comunicazione della Meloni e di Di Maio e, infine, quella “completa” di Salvini che più dei suoi colleghi miscela tutti e tre gli ingredienti della ricetta populista per poi servire agli elettori i post politicamente più succulenti ed elettoralmente più redditizi e che ne fa, appunto, il re del web.
23 Novembre 2018 — IL PARLAMENTO — Ma qualcuno si vuole o non si vuole, o non si può; porre questa domanda: abbiamo il magico e grandioso INTERNET, sono arrivati i robot, è in arrivo la intelligenza artificiale e, il parlamento è ancora indispensabile!… Allora queste cose c erano anche 200 anni fa, quando è stato creato il parlamento… “e dove stavano”?… Insomma ragazzi, a loro non conviene eliminarlo il parlamento per gli ovvi motivi e noi, per il terrorismo psicologico esistente, non lo possiamo nemmeno dire; nonostante che, non solo non è più indispensabile, ma è diventato il male più grande del paese: lungaggini, partitocrazia, comiche e… povera democrazia!… E i problemi del paese diventano sempre più grandi e più numerosi. Quindi, da una parte non se ne può più e dall altra… meglio di no perché è brutta assai. Ah, e poi come? Fuori le idee, io ho la mia e vinca la migliore, sempre!
Se populista significa stare dalla parte dei cittadini e al loro benessere futuro…W IL POPULISMO!!!