Usa, fronda nei democratici: in 16 si schierano contro la leader Pelosi
Chi di rinnovamento ferisce, di rinnovamento perisce. Vale anche negli Usa, dove è già partita la fronda contro la democratica Nancy Pelosi, la prima donna ad essere eletta, nel 2007, speaker del Congresso (l’equivalente del nostro presidente della Camera). E poco importa che abbia contribuito a strappare quel ramo del parlamento ai repubblicani del Gop. Se rinnovamento ha da essere – hanno scritto in sostanza i frondisti in una lettera – cominciamo a dire che la Pelosi non tornare a fare lo speaker. La missiva ha raccolto finora 16 sottoscrizioni, ma i “rinnovatori” sono certi che altre vi si aggiungeranno: «Siamo riconoscenti alla leader Pelosi per i suoi anni al servizio del Paese e del partito – si legge nella lettera – ma riconosciamo anche che nelle ultimi elezioni i democratici si sono candidati ed hanno vinto con un messaggio di cambiamento».
La Pelosi è candidata a speaker del Congresso
La Pelosi, che da giorni tesse la tela di alleanze per tornare sullo scranno più alto del Congresso, al momento sdrammatizza, e tramite un portavoce, fa sapere di restare «fiduciosa nel sostegno dei deputati e dei deputati eletti», non senza aver sottolineato che oltre il 90 per cento dei congressmen democratici non ha firmato. In effetti, 16 è il numero massimo di voti che Pelosi si può permettere di perdere quando la sua nomina verrà messa ai voti, prima il 28 novembre – quando il partito dovrà decidere se vi sia più di un candidato all’incarico – e poi il 3 gennaio in aula in occasione della prima seduta del nuovo Congresso.
E Trump s’incunea: «Pronti a votarla»
Al momento, in opposizione a quella di Pelosi, non si è formalizzata nessuna candidatura “del cambiamento”. E Marcia Fudge, la deputata afroamericana dell’Ohio, che si è opposta pubblicamente alla leader affermando di valutare una sua possibile candidatura alternativa, non ha firmato la lettera. I sostenitori della fronda affermano che un candidato, anzi molto più probabilmente una candidata alternativa si farà avanti quando apparirà chiaro che Pelosi non ha i 2018 voti necessari. A rendere più difficile la posizione della storica leader democratica, vi sono le ripetute attestazioni di stima da parte di Donald Trump – che molti dei neoeletti dem vogliono oggetto di una serie di inchieste da parte della Camera – che in più di un’occasione si è detto pronto a metterle a disposizione voti repubblicani per farla eleggere speaker se non avrà la maggioranza dei voti dem.
La Pelosi e solamente buona a fare confusione, persona molto arrogante! La Boldrini di California.