«Non siamo un popolo di accattoni». Così Salvini le “suona” a Moscovici
In altri tempi, quando la politica veniva decifrata secondo codici ben definiti, l’escalation di insulti tra Matteo Salvini il commissario Ue responsabili per gli Affari Economici, Pierre Moscovici, sarebbe stata interpretata come una cortina fumogena per tenere coperta una trattativa complicata. Oggi, invece, al tempo della trasparenza e della comunicazione diretta tra leader e follower del web, lo scontro a distanza sulla manovra italiana tra Moscovici e Salvini emerge in tutta la sua autentica virulenza. I due non si sono mai “presi” e se le sono date di santa ragione appena hanno potuto. Con l’avvio del governo giallo-verde, poi, la reciproca antipatia si è trasformata addirittura in rivalità politica.
L’offesa del francese: «Roma tratta come i venditori di tappeti»
Lo conferma il “botta e risposta” trai due esponenti politici che va avanti da ieri, in coincidenza con la lettera con la quale la Ue comunicava a Palazzo Chigi l’avvio della procedura d’infrazione per deficit eccessivo. «Mi aspettavo anche la lettera di Babbo Natale», era stata l’ironica reazione di Salvini. «Non sono Babbo Natale», aveva controreplicato il francese che, giusto per non farsi mancare niente, si era anche prodotto in uno scivolone politico di dubbio gusto arrivando a bollare come «contraria agli interessi del popolo italiano» la manovra del governo e a sperticarsi nella difesa della legge Fornero. E siamo all’oggi, con Salvini che dagli studi di Unomattina, su RaiUno, è ritornato in argomento rispondendo a tono: «Mi dicono dall’Europa che non posso smontare la Fornero? Io porto rispetto ma viene prima il diritto al lavoro e alla pensione degli italiani». Toni tutto sommato pacati e preceduti dalla premessa di «non voler litigare con nessuno». Ma la riforma della riforma delle pensioni è una bandiera che il vicepremier leghista non può ammainare: «Se devo scegliere tra Bruxelles e gli italiani – dice – la scelta è facile. Chiedo rispetto per il popolo italiano, che dà ogni anno 5 miliardi a Bruxelles. Sulle manovre del passato non hanno avuto nulla da eccepire e il debito è aumentato di 300 miliardi».
Salvini: «La pazienza è finita»
Sembrava tutto finito, anzi spento con l’estintore delle rassicurazioni di Conte («siamo responsabili, nessuna ribellione a Bruxelles») quando – via Corriere della Sera – nel primo pomeriggio arrivava un’altra dichiarazione di Moscovici con parole di netta chiusura a “trattative” con Roma: «Con l’Italia – ha detto il commissario francese – possiamo avere un accordo sulle regole, avvicinarci a queste regole, ma non può esserci una trattativa da mercanti di tappeti». Per Salvini un assist incredibile, come in un gioco delle parti: «Il popolo italiano – attacca il leghista – non è un popolo di mercanti di tappeti o di accattoni. Moscovici continua a insultare l’Italia, ma il suo stipendio è pagato anche dagli italiani. Ora basta: la pazienza è finita». Giusto, e anche bello. Persino troppo per essere vero.
Salvini sei grande! Purtroppo i primi a tradire l’Italia sono la sinistra e FI. Un popolo diviso non va da nessuna parte.
Avanti ed anche se ci sanzionano vorrà dire che la multa la scaleremo dai soldi che gli diamo ogni anno (i 5 miliardi) si troverà il modo giuridico/economico di farlo
e quindi sarà del tutto indifferente.
Attendiamo l’esito delle prossime elezioni Europee per bilanciare gli organi euro-pei
eppoi cominciamo, davvero a pensare all’uscita dall’euro (extra euro omnia salus)
SEI LA SALVEZZA DELL”ITALIA?
Il governo vada avanti senza farsi innervosire o intimidire dai burocrati di Bruxelles,basta sottomissione!!!