Muore sul lavoro a 18 anni: il post della sua professoressa è straziante

3 Nov 2018 11:00 - di Adriana De Conto

«Andrea che era entrato in classe bambino e che ne era uscito uomo con le spalle disegnate e il sorriso luminoso». Inizia così il post di Donatella D’Alelio, professoressa di Andrea, il 18enne morto in seguito a un infortunio sul lavoro a Milano. Un pugno allo stomaco, parole strazianti sgorgate dal cuore.

La sua professoressa voleva che studiasse

«Andrea col capo chino sugli esercizi, Andrea che aiutava tutti, Andrea che quando aveva preso 9 in verifica non ci credeva, Andrea che all’intervallo mi chiedeva se volevo il caffè, Andrea che quando mi si ruppe l’orologio di mio padre, quello che mettevo nei momenti difficili, quando avevo bisogno di conforto mi disse dia qua, prof che glielo aggiusto io, Andrea che rideva coi compagni, Andrea che io volevo continuasse a studiare e lui “no prof, io voglio lavorare”, Andrea che quel lavoro l’aveva trovato, Andrea che quel lavoro ce l’ha portato via. Andrea, Andrea Masi, il mio alunno che ce l’aveva fatta», scrive la professoressa. Parole che lasciano sgomenti per il destino crudele che si  è abbattuto su un ragazzo che poteva essere figlio nostro.

Andrea che era nato a Tradate ma viveva a Cislago (Varese) stava lavorando assieme ad alcuni colleghi per l’installazione della fibra ottica nel parcheggio sotterraneo del centro commerciale di Piazzale Portello. Poco dopo le 4 di mattina, mentre era a bordo di un muletto guidato da un collega, ha battuto la testa contro un’architrave ed è finito a terra privo di conoscenza. Alcuni colleghi hanno provato a rianimarlo, senza riuscirvi. Sul posto, oltre alla polizia, è intervenuto il personale del 118 che non ha potuto fare altro che constatarne la morte.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

  • Claudia 3 Novembre 2018

    povero ragazzo, lui non era in cerca di emozioni, lui lavorava e forse era fiero di aver trovato lavoro. Non ci sono parole per esprimere la rabbia, l’ingiustizia per una morte così assurda, aveva tutta la vita davanti.