Mamma con figlio disabile licenziata. Il tribunale di Milano dà ragione a Ikea
Il Tribunale di Milano, sezione Lavoro, ha confermato l’ordinanza che riconosceva la legittimità della decisione di Ikea di interrompere il rapporto lavorativo con Marica Ricutti, separata e madre due figli piccoli di cui uno disabile, per la gravità dei comportamenti tenuti. L’avvocato di Ikea Luca Failla ritiene che ”La decisione di oggi del Tribunale conferma l’ordinanza della prima fase di giudizio, rafforza e riconosce che Ikea ha avuto con Marica Ricutti un comportamento corretto e rispettoso della legge. Per il giudice, il licenziamento è avvenuto per giusta causa e motivato da gravi fatti documentati. Questa sentenza, per la seconda volta, smentisce le speculazioni e le ricostruzioni di parte dei mesi scorsi”.
Ikea non ha discriminato la lavoratrice
Quanto alla discriminatorietà del licenziamento, il giudice rileva che ”la difesa della ricorrente non ha apportato elementi ulteriori rispetto a quelli allegati nella prima fase” e tiene a precisare che ”la ricorrente non ha fornito gli elementi di fatto ”precisi e concordanti” idonei a fondare la presunzione di licenziamento discriminatorio basato sul fattore protetto genere o maternità. Tale minimo onere probatorio è richiesto dalla costante giurisprudenza” In realtà, secondo il giudice ”non si può che riproporre i rilievi già esposti circa la complessiva condotta di Ikea informata al pieno rispetto delle esigenze familiari della ricorrente, confermato sia dalla carriera della madre Ricutti in azienda sia dal tentativo di accogliere la maggior parte delle richieste operate dalla lavoratrice in tema di orario”. Inoltre ”il tenore complessivo del comunicato, dal quale la difesa della ricorrente effettua ”l’interpretazione autentica” dell’intento del datore di lavoro, non mostra alcun intento discriminatorio, ma conferma l’impegno della datrice di lavoro per garantire la parità di genere evidenziando anche la crescita di carriera della Ricutti”.
I legali dell’azienda: “Ikea in buona fede”
In buona sostanza secondo l’azienda il Giudice non solo conferma che la difesa di parte ricorrente non ha provato la discriminatorietà, ma dà anche una lettura acritica del comunicato aziendale a conferma della buona fede di Ikea. Conclude poi il Giudice dicendo che ”i fatti disciplinarmente rilevanti e contestati dalla datrice di lavoro a Ricutti sono pienamente confermati e la difesa della ricorrente non ha introdotto ulteriori elementi per modificare il giudizio quanto alla proporzionalità del provvedimento espulsivo, pertanto non si può che fare riferimento alle conclusioni cui si è pervenuto con l’ordinanza impugnata in punto di proporzionalità della sanzione, da intendersi per brevità qui integralmente riportata”.