La Merkel ne accoglie sempre di meno: respinte 7 domande di asilo su 10
La Germania nel 2018 ha respinto sette richieste di asilo su dieci. È quanto emerge dai dati diffusi dal ministero dell’Interno. Tra gennaio e la fine di ottobre sono state esaminate 186.886 domande. Il 33,9% delle richieste ha avuto esito positivo, con la concessione dell’asilo o del permesso di soggiorno. Lo scorso anno, la percentuale nello stesso periodo era del 43,3. Nel 2018, sinora, il 35% delle richieste è stato respinto. Il rimanente 31,1% non è stato valutato. Il richiedente ha ritirato la domanda oppure è stato trasferito in un altro paese dell’Unione Europea, nel quale completare l’iter. In generale, la maggior parte delle richieste è stata presentata da cittadini siriani (39.324). Seguono iracheni (15.323) e afghani (10.486). Secondo i dati del ministero, aumentano le domande firmate da cittadini nigeriani, turchi e iraniani.
Richieste di asilo e migranti: la Merkel ha cambiato registro
Dopo essere stata osannata come “cancelliera dei profughi”, Merkel ha focalizzato la sua attenzione negli ultimi due anni sul problema dei respingimenti, soprattutto dopo il caso dell’attentatore di Berlino che aveva evidenziato l’incapacità di polizia e servizi tedeschi di tenerlo sotto controllo e di espellerlo dopo che era stato individuato come terrorista islamico. A farne le spese, negli ultimi tempi, persino i cittadini comunitari (italiani inclusi). Diversi nostri connazionali si sono visti recapitare lettere, da parte dei Jobcenter o degli Uffici Stranieri dei comuni dove risiedono, nelle quali si prospetta un possibile allontanamento dalla Germania. Nelle lettere ufficiali si ricorda che i cittadini comunitari «hanno libertà di soggiorno nel territorio federale se dispongono di protezione sanitaria e di mezzi di sussistenza sufficienti». I destinatari delle lettere hanno quindici giorni di tempo per chiarire la propria posizione: il che significa doversi procurare in tempi brevi un lavoro part time o un Minijob, oppure riuscire a provare di stare attivamente cercando un’occupazione. Il principio che sta alla base dei provvedimenti è quello che per risiedere in Germania si debba essere, almeno per alcuni anni, autosufficienti, in grado di versare i contributi obbligatori, come quello, ad esempio, della cassa malattia.
Speriamo che quelli che la Merkel rimanda indietro non vengano accolti in pompa magna dall’Italia, non fatelo sapere alla boldri.
Ma guarda un po’! Visto cosa vuol dire sentire puzza di bruciato sotto i sedere?