I rom s’impossessano della cabina elettrica Atac: deposito in ostaggio dei nomadi

16 Nov 2018 12:34 - di Martino Della Costa

I rom s’impossessano della cabina elettrica Atac: «era incustodita e abbiamo nesso il lucchetto alla serratura per sicurezza»: peccato che per Atac, invece, le chiavi siano state sostituite. Non solo: oltre al danno, per quanto negato, anche la beffa:«Se dovesse scattare la corrente in cabina nel campo adiacente, la chiave è dalla signora Sanella di fronte alla cabina elettrica» recita il testo del surreale avviso, affisso sulla bacheca della rimessa dell’azienda dei trasporti comunali romana di via della Magliana

I rom s’impossessano della cabina elettrica Atac

Una situazione al limite dell’assurdo, che indignerebbe anche di più se non fosse per il grottesco che la connota: dunque, la centralina che alimenta il deposito Atac che, come scrive il Giornale online in un servizio che dedica ampio spazio alla paradossale vicenda, è quella «da cui dipende gran parte del trasporto pubblico di Roma sud» e «si trova proprio all’interno del campo nomadi di via Candoni. E per quasi un mese le chiavi del lucchetto sono state nelle mani della signora Sanella, una rom di etnia bosniaca con la roulotte parcheggiata proprio davanti alla centrale». Tutto chiaro no? Non solo è chiaro ai più, ma è ormai di dominio pubblico dagli inizi di novembre, quando un nubifragio di quelli violenti che si è abbattuto sulla capitale ha causato un blackout che ha staccato i circuiti e sospeso la corrente all’interno del deposito. Un guasto che neppure i diversi interventi dei tecnici che si sono alternati per rirprostinare l’elettricità si è riusciti a risolvere tanto che, stando sempre a quanto riportato da il Giornale, i tecnici non hanno potuto far altro che allertare le forze dell’ordine.

Divelto il vecchio lucchetto, ne mettono uno nuovo loro

L’unica via d’uscita per risolvere la situazione di stallo, infatti, era quella che portava al cancello del campo rom e al campanello di tal signora Sanella in possesso delle “sue” chiavi. «Ma è possibile che nel 2018 un deposito può essere acceso o spento da una zingara che ha la chiave?» – commenta un dipendente e riporta il quotidiano diretto da Sallusti in un audio sulla vicenda postato sui social in un secondo momento. E poco servono le giustificazioni a loro discolpa rese dai familiari della rom di origini bosniache che negano di aver divelto il vecchio lucchetto e di averlo poi  sostituito con uno nuovo: il resoconto degli abitanti del campo nomadi non collima con quanto asserito dai tecnici e da alcuni dipendenti della rimessa, che confermano che la porta della cabina è stata chiusa con una nuova serratura. Serratura le cui chiavi sarebbero state in possesso, della signora Sanella. E allora, alla domanda se sia possibile o meno che sia una nomade a gestire le chiave di accesso a un deposito e alla sua centralina elettrica, domanda surreale come tutta la vicenda, potrebbe trovare risposta in un grassa risata di sconcerto e incredulità: se non fosse che, davvero, data la situazione – e il pregresso di sassaiole e aggressioni agli autistim appropriazioni indebite e sassaiole a cui rimanda che hanno reso impossibile la convivenza e la vicinanza tra il campo nomadi e il deposito Atac –  c’è davvero poco da ridere, ma molto di cui indignarsi e inquietarsi…

 

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