Ha 4 anni: costretta a elemosinare a urla e cinghiate. In cella la nonna della bimba rom
Probabilmente Esmeralda, bimba rom di quattro anni appena, sarebbe voluta rimanere al campo nomadi in cui vive a giocare con gli altri bambini, avrebbe voluto vivere la sua quotidianità da ragazzina piccola che, come tutti i bambini, ha il sacrosanto diritto di godere a pieno dell’infanzia, con spensieratezza e normalità. Una prerogativa che a lei, come a moltissimi altri bambini che vivono la stessa realtà familiare e sociale di Esmeralda, è stata negata: e da subito.
Roma, bimba rom costretta a elemosinare: la nonna condannata a 10 anni
Già a quattro anni, infatti, la piccola veniva spedita a medicare in giro per Roma: e solo opponeva una minima resistenza al comando impartito dagli adulti erano urla e cinghiate. E magari anche rientrare con miseri riscontri equivaleva a ritorsioni punitive. Difficile dirlo, plausibile ipotizzarlo: fatto sta che, come riferiscono in queste ore il Corriere della sera e il Giornale, Esmeralda «per oltre dieci anni è stata obbligata a stare davanti a un supermercato della Capitale a chiedere l’elemosina per riuscire a portare a casa un po’ di euro che finivano nelle tasche dei suoi famigliari». Oggi la catena di obblighi illeciti che ha negato alla ragazzina rom di vivere l’infanzia obbligandola all’accattonaggio è stata spezzata dalla decisione dei giudici della Corte d’Assise, concordi nell’acclarare che, quanto subito da Esmeralda, risponde al reato di «riduzione in schiavitù»: tanto che la nonna della giovanissima rom, Elena Zorel, è stata condannata a scontare dodici anni di carcere. E non sono passati indenni dalla scure della magistratura neppure la madre di Esmeralda, Maria Costantin, e sua zia, Mirela Lapadat.
La sentenza dei giudici parla di «riduzione in schiavitù»
Erano sufficienti lo sguardo della ragazzina e un cartone in mano su cui sedersi davanti a un supermercato di via del Trullo per chiedere la carità, pioggia o sole, indifferentemente: e così Esmeralda veniva spedita dai familiari a elemosinare, ottemperando agli obblighi a lei inferti da nonna e zii in ossequio a una cultura della non integrazione che troppo spesso nega ai bambini rom la scolarizzazione e un futuro sotto l’ombrello della legalità. E quando la ragazzina, appena più cresciuta, prova a ribellarsi, giù botte, altre cinghiate, e nuove vessazioni da parte della nonna e nel più agghiacciante silenzio della madre della giovane. di più:come riporta il Corriere della sera, neppure quando la nonna sferra una coltellata alla nipote uno dei genitori interviene: anche per questo la madre di Esmeralda è stata condannata a scontare a sua volta un anno e otto mesi di carcere. Del resto, come racconta il quotidiano di via Solferino, «le due donne hanno obbligato, con la forza e per dieci lunghi anni, la nipote a mendicare anziché studiare e giocare con gli altri bambini. Eppure Andrea Palmiero, l’avvocato che difende Elena Zorel, ribatte che “la valutazione della Corte paga la difficoltà a capire che la nostra cultura è diversa da quella dei rom”». Eccome se lo è…