Foggia, maxi-blitz antimafia: sgominato un clan di albanesi, 20 arrresti
Sgominata una rete criminale albanese “dedita” a spazccio di droga ed estorsioni. I carabinieri e finanzieri dei comandi Provinciali di Chieti hanno eseguito (nelle province di Chieti, Genova, Campobasso e Foggia) 20 ordini di custodia cautelare in carcere, su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia. I provvedimenti riguardano indagati, a vario titolo, per associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti e detenzione e porto illegale di armi, con l’esecuzione di altri 37 decreti di perquisizione.Dopo una complessa indagine coordinata dalla Direzione distrettuale Antimafia di Bari, ha effettuato, dalle prime ore della notte, una massiccia operazione antimafia nei riguardi di esponenti di rilievo della mafia foggiana, appartenenti alle batterie Moretti-Pellegrino-Lanza e Sinesi-Francavilla. Oltre ducento i poliziotti e i carabinieri dispiegati sul terreno operativo con elicotteri e reparti speciali. Si tratta della più vasta operazione antimafia degli ultimi anni nell’area del capoluogo dauno.
Stesse operazioni antimafia anche a Palermo che ha interessato la Sicilia e la Calabria. Numerose le misure in corso di esecuzione da parte degli agenti della Squadra mobile palermitana con quelli delle Questure di Agrigento, Reggio Calabria e Siracusa. L’indagine ha fatto luce su un traffico di cocaina che dalla Calabria veniva acquistata dall’organizzazione palermitana e tramite pusher smistata anche in provincia di Agrigento, arrivando addirittura all’isola di Lampedusa. Lo smercio della droga nelle varie province era garantito da corrieri, di professione commercianti ambulanti ma pusher di fatto che, per la loro professione ufficiale, raggiungevano i mercati rionali riuscendo a spostare la droga senza destare sospetto. Nel corso delle indagini è emerso che, pur provenendo la maggior parte dello stupefacente dalla Calabria, non mancavano fonti di approvvigionamento locali, come per esempio, la piantagione di marijuana scoperta e sequestrata in territorio di Villafrati nel 2017 e “curata” da una persona alle dirette dipendenze di uno dei principali esponenti dell’associazione.