Concessioni, la scure dell’Anac: gravi inosservanze su gas e autostrade
Cala la scure dell’Anac sulle concessioni dello Stato verso i privati che fruttano molti soldi ai concessionari e tantissimi problemi agli utenti. E punta il dito l’Authority anticorruzione su gas e autostrade segnalando monopoli di fatto e gravi inadempienze. La soluzione? Fare gare ad evidenza pubblica per l’affidamento. Rivedere le concessioni scadute. Confrontare i costi all’utente.
Per quel che riguarda le autostrade, l’Anac ha effettuato «un’ampia attività di vigilanza» sulle concessioni autostradali che ha portato alla scoperta di «fenomeni particolarmente gravi di inosservanza».
L’Autorità nazionale anticorruzione, attraverso un atto di segnalazione inviato a governo e parlamento, «segnala la necessità di un intervento per affidare, tramite procedure ad evidenza pubblica, le concessioni scadute».
«Tra i soggetti che hanno dato luogo alle incongruenze più vistose» tra concedenti e concessionari ”spiccano», secondo l’atto di segnalazione dell’Anac inviato a governo e Parlamento, quelli autostradali e, in particolare, l’Aspi. Infatti, «il massimo scollamento nei dati esaminati, si è verificato con riferimento a quelli dichiarati dal concessionario Aspi e dal concedente Miit».
Secondo l’Autorità «non si può escludere né una diversa interpretazione delle voci degli investimenti, né la volontà del Concessionario di non fornire questi dati».
Ci sono anche altre concessioni, dove «la differenza è risultata assai significativa» e sono: il Consorzio per le Autostrade Siciliane, le Autostrade del Frejus, le Concessioni Autostradali Venete, la Milano Serravalle, ecc.
Per quel che riguarda il gas, l’Anac segala che il numero di gestori «relativamente contenuto» che si registra nelle concessioni del gas porta ad una sorta di «dumping» determinando «alcuni monopoli di fatto», con conseguenze sulle tariffe applicate agli utenti finali e «svantaggi» per il mercato.
L’Autorità nazionale anticorruzione segnala al Parlamento e governo, attraverso un atto di segnalazione, i risultati del censimento svolto tra il 17 maggio del 2017 e il 30 settembre dello stesso anno, per un totale di 6.700 moduli, molti dei quali indicano concessioni plurime.
In particolare l’Authority evidenzia «l’evantissimo numero di concessioni scadute» pari a 3.728 su un totale di 5.142 concessioni in corso di validità.
Tra i fenomeni segnalati dall’Authority e meritori di un approfondimento è emersa, in particolare, nel settore della distribuzione del gas «una singolare dislocazione fisica tra la sede legale del concessionario che svolge il servizio e quella degli enti locali titolari delle concessioni che fruiscono del servizio stesso (cioè il concedente, ndr)».
«Una indicazione di massima sul fenomeno, senza pretesa di completezza, evidenzia la presenza sul territorio nazionale di un numero di gestori relativamente contenuto che realizza il servizio per un numero elevato di enti locali, piccoli e medi».
I concedenti, cioè gli enti locali, «sono tenuti a individuare i concessionari mediante procedure ad evidenza pubblica», ricorda l’Anac. Ciò non avviene, probabilmente, anche a causa di «una complessa stratificazione normativa».
Il risultato è però quello che, allo stato attuale, alcune concessioni «sopravvivono con proroghe sistematiche, ancorché limitate all’esercizio ordinario». In alcuni casi le proroghe «vanno avanti dal 2007 e, ormai da diversi anni non vengono pubblicate gare pubbliche per individuare i concessionari».
La situazione attuale, avverte l’Anac, «rischia di consentire ad una limitata platea di concessionari di incidere indirettamente sulle tariffe».
Per comprendere più analiticamente il fenomeno, secondo l’Anac dovrebbero essere operati «opportuni confronti tra i costi all’utente nei casi in cui il servizio è fornito da concessionari che raggruppano un rilevante numero di concedenti, rispetto ai casi nei quali ciò non avviene».
In sostanza si dovrebbe «valutare l’effetto finale dei possibili monopoli di fatto sulla qualità e sul costo del servizio di distribuzione del gas».
Il fenomeno del dumping, secondo l’Anac,«sembra da porsi in stretta relazione con l’ingente numero di concessioni scadute: in altre parole, gli enti pubblici potrebbero essere stati condizionati a mantenere in essere le concessioni mediante le proroghe per evitare il rischio di un’interruzione di pubblico servizio e per non affrontare la complessità tecnica di bandire procedure ad evidenza pubblica».